A me piacciono le grandi opere. Non precisamente quelle sullo stretto e nemmeno quelle ad alta velocità; nel senso che non mi affascinano. A dire il vero non vado nemmeno pazzo per gli scempi nella nostra amata patria.

Non riesco ad affezionarmi alle gigantesche case di cultura e non mi innamoro degli istituti dove sorgono, chiaramente sovraproporzionati rispetto a quelli che non tanto tempo fa erano idilliaci paesi di montagna e anche rispetto al valore social-culturale che ne esce. Tutte le opere di autoconvincimento sulla non-drammaticità di quegli orribili non-luoghi, di tutto quel che i miei occhi non vorrebbero vedere sono miseramente fallite.

Sarò franco: trovo perfino disgustoso da parte dei politici l’andare a destra e manca a parlare salutare e tagliare nastri a gogò. Genuflettermi e infinitamente ringraziarli di bucare trapanare costruire e, non poche volte, rovinare quel poco di tradizionale che v’é rimasto non mi convince; esteticamente e tantomeno eticamente. Dovrebbero solo fare il loro dovere, con umiltà e coerenza, con rispetto e responsabilità. Che si gustino qualche tartina in piú anche per me e che alle benedizione delle loro opere s’aggreghino anche loro amen.

Loro, con o senza benedizione, in questo periodo post-elezioni stanno soffrendo. Stanno male perché sanno che potrebbero gioire a vedere i risultati, guarda caso quelli elettorali. Potrebbero. Invece hanno lavorato tanto, si sono divertiti poco e ora va ancor peggio: é mancata la soddisfazione del risultato da lavoro.
Gli attrezzi a nostra disposizione, il nostro voto, a completamento delle “loro” opere, questa volta, noi popolo, li abbiamo usati per davvero.

C’é chi ha perso. Tra di loro anche il grande fratello – senza peraltro che gli amici verdi abbiano vinto. Credo di averne capito il motivo. Loro, i regnanti monarchici, le opere le hanno fatte non di legno di ciliegio, e nemmeno di faggio. Ce l’avevano a disposizione, ma hanno usato cartapesta. Pensavano forse a interpretare Pulcinella? Per anni hanno danzato la tantarella. Noi stavolta non ci siamo uniti al ballo in maschera.

É mancata la minuziosa scelta della materia prima. La materia prima é quell’unione di valori che stiamo disperatamente cercando nel mondo.
Che l’abbiano dimenticata in qualche tunnel in costruzione? E noi cosa abbiamo fatto? invece di prendere lo scalpello per riportarli alla realtà abbiamo usato la motosega.
Propongo di osservarli da vicino i nostri amici politici. Non serve un faro da milioni di kilowatt, -non siamo mica tutti assessori all’ambiente…- basta una candela che ci permetta di scoprirne luci ed ombre.

Diamo loro la fiducia, vediamoli come nostri collaboratori. Perché la nostra società, alla pari di ogni impresa che si rispetti, con i collaboratori sta in piedi o cade. E poi, a dirla tutta, non possiamo mica avere tutti in casa delle opere di Caravaggio o di Andy Warhol, tanto per essere modernamente classici. Accontentiamoci di qualche bell’acquarello, ma che non siano delle figurine di plastica fatto con lo stampino. In Cina.

Come forum di osservazione propongo un buon blog. E questo, a differenza di tanti non-luoghi mi sembra per davvero il luogo ideale. Bene, e ora, mettiamoci tutti al lavoro. Loro a modellare la materia prima che crederanno per giusta, noi a valutare l’opera. Le due domande sono: che tipo di opera ci aspettiamo? E se in autunno non ci piace, useremo la lima o l’accetta?

michil costa, commento nel blog di www.riccardodellosbarba.wordpress.com – “Verdi, Grüne, Vërc quo vadis?”, 23.04.2008