Dalla lettera enciclica di Sua Santità, Giovanni PP. XXIII – Pacem in terris
Sulla pace fra tutte le genti
della verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà
Dice Agostino: “i peccati sono tuoi, i meriti sono di Dio”; i meriti attraverso i quali mi salvo non vengono da me. Dal profondo del mio peccato non potrò mai tirar fuori un salvagente gonfiabile.
Sono nelle mani di Dio.
È solo attraverso l’azione della grazia divina che posso avere la possibilità di salvarmi. Dunque i peccati sono miei, ma la possibilità di salvarmi non è mia, è di Dio.
Il concetto assai nobile, come quello di Patria, viene spesso associato alla salvezza divina. Credo, da buon peccatore ladino, che Dio invece sia superpartes. È al di sopra di ciò. Sarebbe bello potere essere ladini a 360 gradi sperando che questo ci aiuti il giorno quando il giudizio cadrà.
Essere ladini, sentire un forte senso di appartenenza, conoscere le proprie radici, ci aiuta ad avvicinarci verso noi stessi, ci aiuta ad avere maggior conoscenza e coscienza di ciò che è stato e di ciò che siamo. Potrei perfino dire che è un passo in avanti verso la Verità. La Verità esiste. Peccato non sia comprensibile da noi umani. Nessuno di noi ha il diritto di giudicare, nessuno di noi ne ha le capacità. Possiamo provarci, possiamo chiamarci animi nobili per la nostra soddisfazione, per la serenità che ne deriva. Con la coerenza delle nostre azioni possiamo motivare altri a fare lo stesso. Possiamo contribuire a migliorare un piccolo pezzo di mondo, ma non confondiamo ciò con la salvezza divina.
Amo la mia lingua, amo la “cultura della Alpi”, amo la terra dove sono nato e amo essere ladino. mi dà gioia. Amare e rispettare profondamente le valli dove sono nato e dove vivo, rispettare le genti che qui vivono, essere consapevole della responsabilità che ognuno di noi ha, perfino sentirmi ladino è, semplicemente, bello. Però, ahimé, non mi salva. Per sicurezza però nasconderò un salvagente nello zaino. Chissà che il Buon Dio non ci soffi dentro un po’…
michil costa, Alto Adige