Il treno inaugurato il 1. luglio 2006 che collega Pechino con Lhasa viene considerato dai cinesi una “grande opera”. È invece un treno costruito allo scopo di assimilare totalmente la comunità tibetanta. È raccapricciante e triste vedere come va il mondo. Ci sono persone che definiscono grandi opere quelle cose alle quali non riesco proprio ad affezionarmi. Le gigantesche case di cultura ed edifici vari dei quali la nostra provincia di Bolzano va tanto fiera, per esempio. La costruzione di cattedrali in quelli che una volta erano idilliaci paesi di montagna sono chiaramente sovraproporzionate  rispetto al territorio, ma anche rispetto al valore social-culturale che ne esce. Enormi scatole con pochi contenuti.
Tutte le opere di autoconvincimento sulla non drammaticità di quegli orribili non-luoghi, di tutto quel che i miei occhi non vorrebbero vedere sono miseramente fallite. Trovo disgustoso da parte dei politici l’andare a destra e manca a parlare salutare e tagliare nastri a gogó e noi lì, ad applaudire e genufletterci e infinitamente ringraziarli di bucare trapanare costruire e, non poche volte, rovinare quel poco di tradizionale che v’é rimasto non mi convince; né esteticamente né eticamente. Dovrebbero solo fare il loro dovere, con umiltà e coerenza, con responsabilità e rispetto verso i cittadini. -e i loro soldi- Lo strumento a disposizione del popolo, il voto, dirà la verità sullo sperpero, sullo sciupìo, sull’arroganza, sui maxi e miniclientelismi della classe politica dirigenziale. Dirà la verità su chi ha lavorato bene, per il popolo, su chi ha costruito per creare profitto a lungo termine e non solo crescita immediata per pochi eletti. La materia prima delle grandi opere dev’essere scelta minuziosamente. La materia prima é quell’unione di valori che stiamo disperatamente cercando nel mondo. Usare il cemento e bucare le montagne non basterà.
Cari lettori, osservate da vicino: non servono fari da milioni di kilowatt, -non siamo mica tutti assessori all’ambiente…- basta una candela che ci permetta di scoprirne luci ed ombre.
Diamo fiducia alla politica, critichiamoli ma guardiamoli come nostri collaboratori. Perché la nostra società, alla pari di ogni impresa che si rispetti, con i collaboratori sta in piedi o cade. Le due domande ora sono: che tipo di opera ci aspettiamo? E se il 26 ottobre avremo deciso che le opere finora non ci piacciono e non ci sono piaciute, useremo la lima o l’accetta?

michil costa, Corriere dell’Alto Adige, Corriere del Trentino, Corriere delle Alpi 09.09.2008