Candidati ladini, imparate da Costa
Grigia la campagna elettorale lo sarebbe stata anche senza l’onda giudiziaria che ha scompaginato, e sta compaginando, le carte della politica in Trentino. Grigia lo è perché negli ultimi anni l’amministrazione ha avuto di gran lunga la meglio sulla politica, quella delle idee che sa arrampicarsi sul muro della quotidianità per vedere cosa c’è di là. Per guardare un po’ più lontano. Con curiosità e speranza. In Sudtirolo (non uso volutamente, anche se è ufficiale, il termine Alto Adige, di origine napoleonica e rivitalizzato dai fascisti) qualcuno che provoca, stimola, irride e sorride, fatto quest’ultimo che qui da noi sembrerebbe addirittura un miracolo, c’è. Il suo nome è Michil Costa, la sua lingua è ladina, la sua lista è quella dei Verdi – Bürgerliste. Michil, che è il padrone dell’hotel «La Perla » di Corvara, assieme al compagno di lista Herbert Prinoth, ladino pure lui, è partito per un viaggio il lungo e in largo per il Südtirol sulle orme del Futurismo. Futurismo che nulla ha che fare con nostro Depero, ma è invece il Fu – Turismo. Viaggio, dice lui, «sulle orme del turismo che fu». Cioè una visita ad limina al tempio del dio della modernità e dei suoi numerosi danni. Viaggio fatto di incontri su temi concretissimi: prima tappa all’Alpe di Siusi minacciata dal cemento; seconda a La Villa, in val Badia, incontro con banchieri e industriali del turismo per dir loro forte e chiaro che il turismo, anche nello pseudo immacolato Tirolo, deve cambiare rotta. Manifestazione contro i 170 cannoni da neve che si stanno mettendo lungo le piste sotto il Catinaccio; quindi dibattiti duri; quindi contenuti. Condivisibili o no, comunque ragionamenti e confronti seri che riguardano vita, futuro, anima e corpo. Ma Michil e Prinoth affrontano anche questi argomenti, e la loro intrinseca angoscia, seguendo il loro slogan che dice: «Par na politica plu rock y manco da mufa». È ladino, ma il senso è chiaro anche in italiano. Serietà non significa essere ammuffiti. E così Costa va su è giù per i passi dolomitici (quelli invasi dalle moto e dalle auto. Altra battaglia dell’oste di lusso di Corvara) con una bici bianca. Una specie di «ciclone » vecchio stile che porta in coda un enorme matita che richiama quella con la quale si traccia la «X» del voto. Lunedì, lui e Herbert, dall’ambiente son passati alla cultura: prima in piazza municipio a Bolzano si sono messi a costruire una zattera che servirà per attraversare i laghi di Sopranes e poi, davanti al Museion (che, a quanto pare, è stato fatto per dare una scossa ai sudtirolesi) i due hanno costituito una compagnia di Sciüzzzen. Sì proprio così Sciüzzzen. La prima compagnia, specificano, e per di più internazionale. «Il compito degli Sciüzzzen – dicono – è la difesa da coloro che minacciano l’autonomia e le libertà delle popolazioni più deboli del mondo, è la difesa dell’identità mondiale di tutti gli esseri viventi, quindi anche animali e natura, ogni qualvolta essi siano minacciati. Le identità, somma delle caratteristiche peculiari, tramandate di generazione in generazione, hanno da sempre caratterizzato l’uomo di una regione indeterminata, donandogli ogni volta un volto nuovo. È quindi importante che sia aperta e mai chiusa in sé stessa, mai incatenata. Non una corona di spine da portare, ma un fiore che germoglia, che vive la sua vita con un attributo fondamentale: quello della bellezza. Gli Sciüzzzen sono attivisti del mondo!» Provocazione bonaria, fatta col sorriso, colorata. Secondo voi c’è qualcuno così qui da noi? C’è, a destra come a sinistra, qualcuno in grado di rompere questa cortina di grigiore che ha troppo spesso un rancido sapore controriformista?
Bruno Zorzi, L’Adige 27.09.08