A un primo sguardo, si potrebbe dire che al primo referendum provinciale i ladini hanno votato come tutti gli altri elettori. Un’analisi un po’ più attenta rivela però interessanti particolarità, significative non solo per i ladini, ma per il voto nel suo complesso. Come sempre infatti, il diavolo si nasconde nei particolari.
Partiamo dai fondamentali. Anche tra i ladini il quorum è stato mancato per un soffio e gli elettori hanno votato indifferentemente sì a tutti e cinque i quesiti, segno che la sfida non è mai arrivata ai contenuti, ma si è trasformata in un voto di fiducia o meno nel presidente Durnwalder, che aveva fatto appello al boicottaggio. Chi ha votato, lo ha fatto per sfidare il Landeshauptmann. E il “quasi quorum”, che non è bastato ai referendum, è stato però più che sufficiente per segnalare una vasta e crescente area di disobbedienza. Anche tra i ladini.
Tra le due valli, la Gardena si è dimostrata più ribelle (con una partecipazione del 39%) della Badia (33%). La capitale del voto referendario è Ortisei (45,8%), mentre i più disinteressati vivono a Corvara (29,3%). Teniamo bene a mente queste due città, perché Ortisei da una parte e Corvara dall’altra si dimostrano – analizzando i “sì” e i “no” sui diversi argomenti sottoposti al voto – le due facce spesso opposte della medaglia ladina.
Prendiamo il referendum di significato ambientale, quello contro l’investimento dei soldi pubblici nel settore del traffico aereo (popolarmente definito il referendum anti-aeroporto). Basta uno sguardo ai risultati di questo referendum, per accorgersi che è a Corvara il consenso più alto per il traffico aereo (il 27% al no, dunque a favore dell’aeroporto), mentre è a Orisei la più forte opposizione ambientalista (l’83% al sì, dunque contro l’aeroporto). Due centri egualmente turistici, che tuttavia danno valutazioni abbastanza diverse sul contributo che al settore possono dare gli arrivi in aereo.
O prendiamo l’altro referendum, il più significativo per questa prima scadenza referendaria provinciale, cioè il quarto quesito che riguardava un potenziamento della democrazia diretta in Sudtirolo. Anche qui, l’indice più alto di “sì” di tutta la Ladinia si è avuto a Ortisei (88%), mentre il più alto tasso di ostilità a Corvara (con il 23% dei “no”).
Ortisei è dunque la capitale della partecipazione, della domanda di democrazia diretta, dell’opposizione all’aeroporto, in una parola: della disobbedienza alle indicazioni della giunta provinciale.
I voti agli altri due quesiti danno un quadro meno uniforme. E sono i quesiti contro – diciamo così – “l’estraneo”, sia esso povero, cioè l’immigrato, sia esso ricco, cioè il possessore di seconde case, tema caldissimo in tutta l’area dolomitica.
Partiamo dal quesito anti-immigrati, che chiedeva di fissare un’incredibile residenza di 10 anni come presupposto per entrare nelle graduatorie per le case pubbliche. Qui il comportamento dell’intera Ladinia è piuttosto omogeneo ed è un “sì” massiccio, che tocca punte dell’88% a Corvara come a Santa Cristina, a Marebbe come a Selva. Percentuali altissime di sì, le seconde più alte tra i cinque referendum. Un voto col quale i ladini hanno dimenticato di guardare nelle cucine dei loro ristoranti e nelle stanze di servizio dei loro alberghi, affollati di immigrati senza i quali il settore turistico chiuderebbe domani.
Infine il referendum contro le seconde case, particolarmente interessante in queste valli: l’area dolomitica infatti è il regno delle seconde case (come dimostra la recente indagine dell’Istituto provinciale di statistica) e Corvara la loro capitale, con più seconde che prime case (105,8 contro 100).
Anche su questo argomento, l’ostilità è vasta e omogenea. La percentuale più alta di “sì” per uno stop alle seconde case è a Marebbe, col 91%, che è la parentale in assoluto più alta di consenso tra tutti i quesiti referendari in tutti i centri ladini. Il sì raggiunge in media l’87,2% in Badia e l’87% in Gardena, ed è questo il tasso di gradimento ladino più alto tra tutti i referendum. Insomma, di diverso orientamento sull’aeroporto, i ladini si trovano di nuovo uniti nella difesa del paesaggio e dell’assetto urbanistico delle loro valli, già abbastanza strapazzato, e spesso per interessi “domestici”. Si fa muro almeno contro i predatori di territorio di provenienza esterna.
Viene da riflettere comunque su un ultimo aspetto. Sia che si parli di immigrati che di benestanti proprietari di seconde case, la Ladinia si difende, frena, respinge. Eppure è proprio agli “estranei”– sia a quelli che cucinano, servono ai tavoli e rifanno i letti, sia a quelli che a quei tavoli mangiano e in quei letti dormono – che queste valli devono tanto del proprio benessere

Riccardo Dello Sbarba
03.11.2009.