Gli operatori locali a favore di un utilizzo alternativo degli impianti di risalita
TRENTO. Dalla gomma di auto e moto ai tornelli di funivie e seggiovie. C’è un modo alternativo per scoraggiare macchine e due ruote dall’arrampicarsi lungo i tornanti dei passi dolomitici. Spingere il più possibile sull’utilizzo estivo degli impianti di risalita. L’uovo di Colombo? Forse, ma è chiaro che per raggiungere questo obiettivo è necessario un rapporto di condivisione (degli obiettivi prima che degli strumenti) che Trento e Bolzano non hanno ancora trovato. Sul Trentino di ieri l’assessore altoatesino Florian Mussner si diceva “determinato ad andare avanti sulla via del pedaggio”, pur ammettendo che serve un’intesa “transfrontaliera”. Quello trentino Alberto Pacher confermava la sua scelta di campo a favore della chiusura alle auto nelle ore centrali della giornata, come suggerito da Messner. Tra le ipotesi sul tavolo lo stop nella fascia 10-14. Ma che ne pensano gli operatori locali? Michil Costa, della celebre “Stua” di Corvara, e Riccardo Franceschetti, presidente dell’Apt di Fassa, lanciano la medesima proposta: investire (in termini promozionali soprattutto) sugli impianti di risalita. Il primo però è per la chiusura “senza se e senza ma”, il secondo aperto anche a pedaggi o a una formula mista.
di Luca Maragnoli, mercoledì 24 marzo 2010