Il malumore serpeggia soprattutto tra gli operatori turistici, che lamentano di non avere visto ancora nulla di concreto. Ma anche fra la popolazione nessuno sa niente e per ora il riconoscimento sembra restare sulla carta. È trascorso ormai un anno da quando le Dolomiti sono entrate a far parte del Patrimonio dell’umanità, ma per i nove gruppi dolomitici interessati, che si stendono su un’area di 231 mila ettari, suddivisa fra le province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine, nulla sembra cambiato. A bloccare tutto sarebbe la conflittualità tra i partner istituzionali: cinque province, tre regioni di cui due autonome e l’altra no, divergenti colorazioni politiche. Peccato, perché su 176 siti naturali col bollino Unesco, l’Italia è rappresentata solo dalle Eolie e dalle Dolomiti. L’impegno preso riguarda la valorizzazione dal punto di vista culturale e naturalistico, la promozione di studi e ricerche scientifiche, la valorizzazione turistica ecosostenibile da parte della popolazione e il tutto verrà verificato dall’Unesco nel 2011.
‘Ma quale conflittualità’, si spazientisce il presidente della Provincia di Belluno, Giampaolo Bottacin: ‘Dovevamo istituire la Fondazione incaricata di gestire il riconoscimento Unesco e lo abbiamo fatto. Il luglio scorso abbiamo fissato la sede a Palazzo Piloni a Belluno. In agosto il ministro Prestigiacomo ha suggerito che per le sedi operative si facciano dei turni ogni tre anni nei diversi capoluoghi. Certo che c’erano delle differenze di partenza tra le province interessate, ma sono state presto accantonate per un progetto comune’.
Nate 250 milioni di anni fa come barriera corallina, queste fantastiche montagne che prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801), costituiscono una delle zone turistiche più ambite e più frequentate del mondo. Solo l’Alto Adige totalizza ogni anno 29 milioni di pernottamenti, mentre d’inverno Dolomiti Superski, il più grande carosello sciistico esistente, vende 4 milioni di abbonamenti per 10 milioni e mezzo di giornate sci.
A fronte di un’imprenditoria molto aggressiva e per fortuna molto professionale, le comunità avevano avvertito la fragilità dei Monti Pallidi, che a Le Corbusier apparivano come straordinari monumenti cubisti, e già avevano creato nove parchi naturali. Da anni erano in atto campagne di difesa di quelle che molti considerano le più belle montagne del mondo, leader carismatico il cittadino alpinisticamente più illustre di queste valli, Reinhold Messner, che ha sempre insistito sul nesso tra tutela del paesaggio e conservazione delle attività agro-pastorali tradizionali.
Non a tutti però la situazione di queste aree privilegiate, in un Paese allo sfascio ambientale, appare tranquillizzante. ‘La gente non sa che la zona Unesco lascia fuori gruppi celeberrimi e frequentatissimi come il Sassolungo e il Sella’, ricorda Michil Costa, un albergatore di Corvara che si sta battendo da anni per l’identità culturale del territorio ed è stato presidente della Union Generela, l’associazione delle cinque vallate ladine: ‘Se abbiamo la tutela Unesco, lo dobbiamo a Belluno, in particolare all’assessore Irma Vissalli della giunta provinciale del presidente Sergio Reolon. Anche il Trentino si è dato da fare. Lorenzo Dellai, da governatore della Provincia di Trento si è mostrato molto sensibile al tema: ben più di Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma altoatesina. A Bolzano, ufficialmente non lo ammetteranno mai, ma gli imprenditori volevano continuare ad avere mano libera sul territorio e l’Alto Adige non appariva particolarmente interessato al bollino Unesco’.
Si può obiettare che in queste valli il territorio è comunque gestito con una cura sconosciuta nel resto dell’Italia. ‘Bella forza, amministrare bene 400 mila persone con il budget di 5,5 miliardi di euro garantiti dalla Provincia autonoma di Bolzano! E poi si guardi in giro: da noi dilaga quello che io chiamo lo stile ‘porno-alpino’: alberghi tutti uguali, con legni massicci, artificiali, un rustico da cartolina. E sarebbe questa la conclamata autenticità del Süd-Tirol? È ora di creare un assessorato all’estetica per fare piazza pulita di questa incultura, di questi non-luoghi alpini’.
Si ribella Michl Laimer, assessore all’Urbanistica, Ambiente ed Energia della Provincia di Bolzano: ‘Noi alto-atesini siamo stati subito in prima fila nel progetto Unesco, che riteniamo una grande sfida
culturale. Per noi è un onore gestire un patrimonio dell’umanità. Oggi abbiamo delle brochures, un sito Internet (www.dolomiti-unesco.org, ma funziona molto parzialmente e solo in inglese), stiamo sviluppando la segnaletica e intendiamo lavorare per la sensibilizzazione del territorio. Il problema è sviluppare l’orgoglio nella popolazione. Le nostre genti non devono sentire questo riconoscimento come un vincolo, ma come un onore’. Più pragmatico l’assessore all’Ambiente della Provincia di Trento, che non nasconde le difficoltà legate alle diversità istituzionali dei soggetti coinvolti: ‘Questo è un territorio assai più omogeneo dal punto di vista geologico e culturale che istituzionale. Ma non è vero che siamo rimasti con le mani in mano. Stiamo stendendo il piano di gestione e ci apprestiamo a essere operativi, sfruttando i livelli organizzativi esistenti: parchi, musei, enti, ecc. Entro agosto si concluderà anche il concorso internazionale per il marchio delle Dolomiti Unesco. E spero che questa sia l’occasione buona per ricordare alla politica che il paesaggio tutelato dall’Unesco è frutto del lavoro dell’uomo. Ma se l’uomo se ne va, perché vivere in montagna è diventato troppo scomodo, addio paesaggio’.
Il rischio paventato da molti è che la targa Unesco si riveli solo una patacca, nel migliore dei casi un raffinato strumento di marketing e alla fine a rimetterci sia solo l’ambiente. Il caso forse più clamoroso della minaccia all’integrità dell’ambiente recata dal turismo è offerto dal circuito dei passi, il periplo del gruppo del Sella, valicando uno dopo l’altro i passi Gardena, Sella, Pordoi e Campolongo. D’inverno vi si svolge il carosello sciistico denominato Sella Ronda, in estate è una delle più grandiose escursioni dolomitiche, in quanto la strada corre a pochi metri da pareti strapiombanti alte centinaia di metri, consentendo alla gente di vedere da vicino le Dolomiti, quasi di toccarle con mano. Proprio per questo in luglio e in agosto la strada dei passi è congestionata: un fiume di rumore e di inquinamento che scorre nel cuore delle montagne più belle del mondo.
Ecco un esempio di non-valorizzazione del patrimonio dell’umanità, su cui la Fondazione Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolimitis Unesco (le differenze linguistiche vanno pur garantite) dovrebbe meditare e forse lo sta già facendo. Anche perché perfino su questa emergenza le tre province competenti non si trovano d’accordo. Bolzano sta pensando a un pedaggio, Trento vorrebbe limitare l’accesso delle auto a orari precisi offrendo servizi alternativi con i bus e gli impianti a fune, mentre Belluno è contraria a entrambe le soluzioni. Nell’attesa che si mettano d’accordo, il 4 luglio sul giro dei passi viene organizzata la Maratona dles Dolomites e per quella giornata il traffico sarà bandito. Risultato: 25.000 richieste e solo 9 mila posti disponibili. Evidentemente anche sulle Dolomiti dell’Unesco il silenzio e la mancanza di auto continuano a essere un sogno a cui la gente non intende rinunciare, fosse anche per un solo giorno all’anno.

Espresso, 11 giugno 2010
Quante liti sulle Dolomiti di Franco Brevini (11 giugno 2010)