L’Alto Adige, il 14 agosto 2010

BOLZANO. Dopo il criticatissimo corteo funebre inscenato a Passo delle Erbe, sotto gli occhi del presidente Durnwalder, per manifestare contro la realizzazione della strada di collegamento tra Longiarü e malga Antersasc, Michil Costa non indietreggia di un millimetro. Né sulla forma (una rappresentazione effettivamente macabra) né sulla sostanza della protesta ambientalista. L’albergatore di Corvara canta quasi vittoria: «Qualcosa sta già succedendo – dice – potrebbe esserci un ripensamento».
Costa si riferisce in particolare alle dichiarazioni di Michl Laimer che abbiamo riportato nei giorni scorsi: l’assessore provinciale all’ambiente sembra lasciare la porta aperta ad una soluzione soft. Ma con l’albergatore badiota abbiamo ripercorso l’intera vicenda, allargando il discorso alla politica turistica ed ambientale in provincia di Bolzano.

 


Costa, confida che il destino della valle di Antersasc possa essere diverso da quello prospettatole dalla giunta provinciale con l’autorizzazione della costruzione della strada?
«Sì, ne sono convinto: deve succedere qualcosa, non si può far finta di niente, e qualcosa sta già succedendo. L’assessore Laimer parla di un sopralluogo, dell’eventualità che l’ultimo tratto della strada sia sostituito da una carrozzabile».
È vero che vorrebbe comprare la malga, assieme ad un gruppo di amici ambientalisti?
«È un’idea che mi era balenata, ma non è la soluzione giusta. Non posso salvare il mondo comprandone i pezzi che mi piacciono di più. In più, c’è il problema legato al fatto che quella malga fa parte di un maso chiuso».
In occasione del corteo funebre di Passo delle Erbe, il presidente Durnwalder l’ha duramente attaccata sul piano personale, parlando dei suoi alberghi e della sua Porsche. Lei cosa gli ha risposto?
«Non mi ha lasciato parlare, ho atteso che smettesse di attaccarmi per replicare ma non me l’ha permesso. Io sono educato e gentile e non ho inveito contro di lui, gli ho solo chiesto di parlare di Antersasc, non dei miei alberghi e della mia Porsche. Allora mi ha chiesto se saremmo andati noi a piedi a portare il sale alle pecore…».
Il sindaco Frenademetz le risponde ringraziando il Signore di avere avuto un presidente come Magnago, che fatto costruire le strade in alta montagna.
«Io nutro grande stima per Magnago, ha fatto il bene di questa comunità, che allora usciva da un periodo difficile: la gente aveva fame, l’economia andava incentivata. Ma i tempi cambiano. Gioielli come Antersasc vanno tutelati, sono regali di Dio. Ci sono altri masi che non hanno accesso, ma pecore e mucche ci arrivano lo stesso. Perché ad Antersasc serve una strada?».
Le strade di Magnago, però, sono state la fortuna anche di albergatori come lei…
«Lo so, me l’ha rinfacciato anche Durnwalder: “Corvara è un paese a quattro stelle”, ha detto. È vero, lo riconosco, ne abbiamo goduto tutti. Io andavo in giro in Porsche, poi ho capito che così non si poteva andare avanti. È ora di cambiare e questo cambiamento dipende dai singoli atteggiamenti di ognuno di noi».
Ammette che il corteo funebre è stata un’esagerazione?
«No, non lo ammetto affatto. Io sono profondamente religioso, conosco la differenza tra una cosa blasfema e una rappresentazione ironica. Come dice il mio amico Dalai Lama, sarà lo humour a salvare il mondo. Nel nostro corteo non c’erano croci né preti e abbiamo suonato una tromba volutamente stonata. Le critiche che mi sono arrivate sono bigotte, questo non me lo possono rinfacciare».
Episodi come quello della strada per la malga di Antersasc secondo lei possono portare ad una cancellazione del riconoscimento dell’Unesco delle Dolomiti quale patrimonio dell’umanità?
«Non dall’oggi al domani, ma potremmo essere inseriti in una lista rossa e credo che a questo punto siamo già ampiamente candidati».
Ma il riconoscimento dell’Unesco è una cosa seria o solo marketing turistico, come dice il climatologo Mercalli?
«Se fosse solo marketing, sarebbe dannoso. Invece deve diventare consapevolezza, costituire un input».
Questa vicenda pone il problema del limite. Per lei dove sta?
«I nostri ospiti lo sanno molto meglio di noi, capiscono che dobbiamo alzare il piede dall’acceleratore, altrimenti rischiamo di farci molto male. Quello che mi chiedo è perché, in questa vicenda, non abbiano preso posizione l’associazione albergatori e Südtirol Marketing, nel loro interesse di promotori del territorio – conclude Costa -. Perché devo sempre metterci la faccia io? È chiaro che poi la gente mi odia!».