LONGIARÜ/ANTERSASC. Dopo oltre due ore di cammino in questa natura ancora incontaminata, lo scempio appare ancora più evidente. Quello già perpetrato: centinaia di piante rase al suolo lungo la strada, in un raggio di una decina di metri, altro che due metri e cinquanta. Per non parlare di quello che potrebbe ancora essere perpetrato, all’interno del parco naturale Puez Odle, tagliando in due la valle incantata. In una cinquantina, ieri, hanno gioiosamente (e faticosamente) marciato da Longiaru alla valle di Antersasc, per vedere con i propri occhi lo scempio autorizzato dalla giunta provinciale contro tutti i pareri tecnici, anche, anzi, soprattutto contro il parere dei propri tecnici. Assieme all’albergatore-ambientalista Michil Costa, hanno raggiunto la valle Hans Heiss, Sepp Kusstatscher, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Gregor Beikircher dei Verdi, Hanspeter Dissinger e Andreas Riedl del Dachverband, Helmuth Moroder (Cipra Italia), Judith Egger dell’Alpenverein, i ragazzi del comitato Salvun Antersasc e tanti, tanti altri. Prima, in paese, le stesse associazioni avevano tenuto una breve conferenza stampa per ribadire le ragioni della loro protesta, peraltro già note dopo la manifestazione di Passo Erbe, lo scontro tra Costa ed il presidente Durnwalder, il compromesso ipotizzato dall’assessore provinciale all’ambiente Michl Laimer e la sospensiva concessa dal Tar di Bolzano dopo il ricorso presentato dal Wwf, rappresentato ieri da Oriana Brandolese. A Longiarü, tra le duecento persone raccolte davanti alla palestra delle scuole si sono visti anche il portavoce dei Ladins Dolomites, Albert Pizzinini, che assieme a Costa avevano sollevato il caso, e il consigliere provinciale dell’Union fuer Suedtirol Andreas Pöder. E c’erano anche i contromanifestanti, una ventina di agricoltori capeggiati dal proprietario della malga, Hans Mair, e dal vicepresidente del Bauernbund, Viktor Peintner. La sua presenza dimostra come la vicenda di Antersasc abbia assunto un importantissimo valore simbolico. Quella della fortissima associazione dei contadini a Longiaru non è stata un’improvvisata: si sono schierati sulla piazza a ranghi serrati, con i loro slogan ben scritti sugli striscioni (“Nessuna riqualificazione per una malga senza strada d’accesso”, con il paragone tutto dedicato a Michil Costa “Nessun ospite in un albergo senza porte”). Un po’ com’era successo lunedì sera, in occasione del confronto di San Martino in Badia, quando Mair s’è presentato alla platea recitando la parte del contadino che non è mai andato in ferie, che è stato in stalla anche il giorno che s’è sposato: i più maliziosi dicono che il discorsetto fosse stato preparato in un briefing con l’assessore provinciale Berger. La strada di Antersasc sta scaldando gli animi: i ragazzi di “Salvun” che avevano apposto un loro striscione sulla Cima delle Dodici hanno deciso di toglierla dopo le pressioni non proprio amichevoli di diversi compaesani, si parla di accese discussioni al bar ma anche di telefonate anonime nel cuore della notte. Ieri a Longiarü c’erano anche i carabinieri, ma oltre le schermaglie verbali non si è andati. “La malga è mia e ci faccio quello che voglio”, ha ribadito Mair. “Rispettando la natura e senza contributi pubblici”, hanno replicato gli ambientalisti. Poi, il clou della giornata, la marcia, che ha posto finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica quello che è stato fatto nei boschi della frazione di Pescoll (Comune di Badia) e che potrebbe essere fatto nell’incontaminata, piccola vallata di Antersasc, nel territorio del parco naturale Puez Odle, Comune di San Martino in Badia. Il primo lotto dei lavori, per la realizzazione di una strada forestale larghissima, in alcuni tratti ben più dei due metri e mezzo di cui si è spesso parlato, è già costato l’abbattimento di decine e decine di alberi secolari. Ma i danni all’interno del parco sarebbero ancora più grandi. Quello che è balzato agli occhi dei più, poi, è l’assoluta antieconomicità dell’operazione: quella di Antersasc è una piccola malga, buona forse per un centinaio di pecore; a meno che, dopo la realizzazione della strada, il progetto non sia un rifugio con tanto di servizio taxi per i turisti. Cose già viste. – Maurizio Di Giangiacomo
Alto Adige — 29 agosto 2010