“Vero saggio è colui che impronta la sua vita a regole di moderazione, di accorta misura e di equilibrio, rifuggendo i turbamenti e le passioni”…
Il razionalismo etico di Democrito mi porta a riflettere su come si sono sviluppate le forme di pensiero che hanno modificato il mondo. L’uomo è naturalmente portato a seguire le proprie pulsioni più istintive che lo indirizzano verso l’egoismo e il godimento personale. Che sia fama di gloria o di potere, di sapienza o di ricchezza.
La nostra gratitudine e la nostra ammirazione vanno ai grandi Spiriti dell’umanità che hanno saputo rinunciare all’immediatezza del godimento personale in vista di un obiettivo più alto.
Pensiamo alla forza dell’illuminismo: “Sapere aude”, coltivare ed amare la luce della ragione, porre ogni singolo essere umano al centro di una rete di relazioni. Nasceva così un nuovo umanesimo; così potremmo, dovremmo, servirci di un re-illuminismo che ponga al centro del suo agire la dignità degli esseri umani.
Avere il coraggio di servirci della nostra intelligenza potrebbe aiutarci per accompagnare in modo sostenibile l’ulteriore sviluppo della nostra valle. Non posso trovarmi d’accodo con Flaubert che diceva: “questo posto non è rovinato dal tempo ma dai viaggiatori e dagli studiosi”.
L’ospite siamo noi, l’ospite è il nostro specchio. Abbiamo gli ospiti che ci meritiamo, anzi abbiamo gli ospiti che formiamo, che pazientemente educhiamo. Sempre che decidiamo di farlo.
Se crediamo che ci sia d’utilità offrire al cliente un paese senza un fiore, una valle inquinata, le strade sporche di sale e fango allora è meglio che ci scappi da dire il rosario, tanto per citare Woody Allen.
Se invece crediamo nella forza della ragione saremo disposti a capire i limiti, nostri e del territorio.
Dobbiamo educarci; educare costa, ma è nostro dovere evitare la superficialità di un’ospitalità distratta, vigilare sul politicante da fiera, condannare le scorrettezze di furbi schiavi delle esigenze temporali, dei furbetti delle Dolomiti.
Non lasciamoci irretire da quello che noi pensiamo –e che i politici vogliono farci credere- che il turista voglia. Se ci facciamo attrarre dalle Dolomiti per sfruttarle esclusivamente a un marketing disumano, allora avremo perso. I turisti vogliono la purezza del nostro paesaggio. Il gusto della nostra cucina. Il calore della nostra ospitalità.
Dobbiamo essere disposti a vedere l’eccesso come forma di vita che ci porta a una soddisfazione effimera che penalizzerà chi questi luoghi li visita.
Forse, in Alta Badia, ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma dobbiamo discuterne ancora: tra di noi operatori turistici, coinvolgendo gli artigiani, i contadini, la popolazione. Solo così potremo anche in futuro offrire una Alta Badia densa di umanesimo.
Preservare questo luogo dell’anima per viaggiatori dell’anima. Solo riconoscendo l’autenticità di questi luoghi, della nostra cultura, della nostra lingua riusciremo a trovare un bell’equilibrio con ciò che ci circonda. Se i nostri paesi diverranno città, i turisti ci abbandoneranno. Se il nostro territorio sarà sfregiato il nostro valore sarà perso.
Autenticità e moderazione significa non costruire le città in montagna, solo perché lì l’aria è migliore…
michil costa