BOLZANO. Gli asili tedeschi sono colmi di bambini italiani perché tantissimi genitori così decidono, nella consapevolezza che la conoscenza della seconda lingua sia fondamentale per il futuro dei loro figli. Presidente, per evitare questa «fuga» non basterebbe lasciare a scuole e asili in lingua italiana la piena libertà didattica?

«In molti casi soprattutto in periferia una scuola italiana la possiamo tenere in piedi solo perché si iscrive la maggioranza degli extracomunitari, questo è anche uno dei motivi per cui la scuola italiana è indietro quando ci sono le valutazioni Pisa. Gli immigrati vengono da Paesi diversi: con 5 o 6 lingue differenti non è possibile mettere in classe un sostegno in una sola lingua».

Ripetiamo la domanda, perché i genitori italiani mandano i loro figli nella scuola tedesca? «Perché nella scuola tedesca c’è più continuità, il gruppo linguistico italiano ha più fiducia nella scuola tedesca, dove imparano la seconda lingua. Spesso nella scuola italiana l’insegnamento del tedesco non viene preso sul serio. L’insegnamento linguistico non è ancora all’altezza di quello che vorremmo: quando uno arriva alla fine del suo ciclo di studi dovrebbe essere bilingue e allora sì che potremmo collegare l’esame di maturità con il rilascio automatico del patentino corrispondente».

Un metodo potrebbe essere la cosìddetta immersione linguistica, almeno nella scuola italiana? «L’immersione, credetemi, non è il sistema giusto. Perché alcuni che sono bravi imparano più lingue senza fatica. Però in certe vallate molti giovani non sono neanche in grado di scrivere una lettera in tedesco, perciò potete immaginarvi se le lezioni fossero con l’immersione».

E allora che fare? «Dobbiamo invece migliorare il sistema: scambio di classi, andare alle scuole medie tedesche e poi trasferirsi alle superiori italiane o viceversa. Immersione vuole dire che alla fine gli studenti non sanno né l’una né l’altra lingua. Come succede nelle vallate ladine. Devo dire che gli insegnanti di lingua devono essere più preparati, naturalmente ci sono anche quelli bravi, ma una parte non ha conoscenza dei metodi più moderni per l’insegnamento e questo vale nella scuola tedesca come per quella italiana. Quando uno esce dalle superiori dovrebbe sapere tre lingue e per questo dobbiamo aggiornare anche scientificamente il metodo».

L’Alto Adige, 19 febbraio 2011