Sembrano immobili. Mastodontici, eterni.
Eppure hanno avuto un principio e avranno una fine. Il mio maestro Lezuo mi raccontava che ogni cento anni……

sulla cima della nostra montagna di casa, il Sassongher, si ferma un passerotto a limarsi il becco. Ebbene, quando tutto il monte, a furia di levigare, sarà consumato, l’eternità ancora non avrà avuto inizio.


I continenti spingono, e loro crescono. Inesorabilmente; di un millimetro all’anno. Fino a quando, a volte a pezzi piccoli, altre con uno schianto assordante, si sgretolano. Su quelle polveri rinascerà un filo d’erba, una genziana blu cobalto, un larice. Vita e morte si incontrano. Tutto muore e l’istante dopo tutto rinasce.
“Fare la guida alpina è sempre stato il mio sogno”. Così diceva “Magico”. Alberto era l’elettricista, ma la sua grande passione da sempre era la montagna. Già da piccolo sciava e scalava seguendo suo papà Marcello, rocciatore di gran reputazione. “Magico” faceva il soccorritore e di vite ne aveva salvate molte. Pochi mesi fa, insieme ai suoi colleghi, aveva ritrovato il cadavere del frate polacco Kulczak, precipitato in un canalone sull’Antelao dopo un volo di 150 metri.
50 milioni di anni fa il continente africano inizia a pressare verso nord, sino a quando, 25 milioni di anni dopo, si ergono le prime rocce. L’alternanza di periodi caldi e freddi e poi lo scioglimento dei ghiacci hanno modellato con violenti cascate quelle rudimentali alture donando pura bellezza ai nostri occhi: guglie e cuspidi, dirupi, avvallamenti, sommità e ampie, verdi vallate.
Quante volte “Magico” le avrà osservate, così dense di magia. Quante volte sarà rimasto estasiato dalla metamorfosi della nera roccia bagnata all’enrosadira alla fine del giorno, quante volte si sarà arrampicato passando vicino a una stella alpina chiedendosi come farà a vivere su quegli anfratti, in condizioni impossibili. Forse, chissà, anche invidiandola per quella vita, lontana dai rumori, dalle luci, immune da cattiverie, angherie, invidie.
Era notte fonda quando hanno deciso di calarsi con le corde per salvare i due scalatori tedeschi in difficoltà.
Nel fondovalle si ode un boato. Il Creatore decide che una montagna di roccia di 3000 metri cubi, doveva essere buttata giù, disintegrata.
Su quel monte, così crudelmente energico, in quel momento, c’erano appesi “Magico” e il suo amico Aldo, falegname di professione. Entrambi padri, mariti e soccorritori per passione.
La brutalità della Dolomitica bellezza si è incrociata con il loro destino.
Sembra un paradosso che proprio loro, Alberto Bonafede e Aldo Giustina, promotori della cultura della sicurezza in montagna, si siano scontrati con essa. Ma forse non era uno scontro, forse è stata un’unione. “Magico” e Aldo continueranno a guardarli, i nostri Monti Pallidi. Continueranno a scalarne altre di montagne, quelle sì, eterne. Potranno viverla per sempre, la loro passione. Che Dio li abbia in gloria.

michil costa

“…difficile è capire ciò che è giusto
e che l’Eterno non ha avuto inizio
perché la nostra mente è temporale
e il corpo vive giustamente
solo questa vita…”

Franco Battiato, da Fisiognomica

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