Dal 1° gennaio saranno revocate le concessioni per l’atterraggio sulla montagna

Gli ambientalisti vincono una battaglia decennale: uno sfregio alla montagna

MAURIZIO DI GIANGIACOMO
canazei (trento)

E’ un accordo storico, quello siglato nelle scorse ore dalla società delle funivie della Marmolada e da Mountain Wilderness. Dopo almeno un decennio di battaglie ambientaliste, sulla «regina» delle Dolomiti sarà bandita la pratica dell’ eliski: i turisti più facoltosi (un giro di 10 minuti costa 160 euro a persona) decollavano da località poco distanti (in genere da Passo Gardena e da Monte Cherz, in territorio altoatesino), atterravano a Punta Rocca e scendevano a valle sugli sci. «Sì – conferma Mario Vascellari, presidente di Marmolada Srl -, non daremo più l’assenso all’atterraggio degli elicotteri, ma il tavolo di lavoro che abbiamo aperto con Mountain Wilderness è di più ampio respiro, vuole rilanciare il turismo di qualità in Marmolada con soluzioni di sostenibilità che possano poi essere adottate anche in altre località delle Dolomiti e più in genere dell’arco alpino».

Esulta, ovviamente, Luigi Casanova, capofila trentino di Mountain Wilderness, protagonista di mille battaglie per la salvaguardia della Marmolada. «E’ un traguardo parziale, perché riguarda solo quanto di competenza della società impiantistica, ma a suo modo è un risultato storico. Anche perché il primo articolo dell’accordo siglato assieme a Marmolada srl accoglie le linee guida della Convenzione delle Alpi. Più in generale, miriamo al rilancio di quella che una volta era considerata la “regina” delle Dolomiti con soluzioni sostenibili da adottare a Passo Fedaia per viabilità, parcheggi, percorsi ciclabili, sciabili, storici e naturalistici. Con Marmolada srl contiamo di riunirci al più presto e di sottoscrivere, nel giro di due/tre mesi, un programma condiviso da sottoporre poi alla Provincia Autonoma di Trento ed alla Regione Veneto». Casanova ribadisce l’importanza dello stop all’eliski: «I danni più gravi li provoca alla fauna selvatica: camosci e galli forcelli, che svernano sui versanti soleggiati centellinando le loro energie, sono costretti a spostarsi in luoghi dove fanno molta più fatica ad alimentarsi. L’eliski, in certe condizioni, può provocare il distacco di valanghe. E poi quel rumore rompe il silenzio, disturba chi vive la montagna nella sua dimensione più autentica, come gli scialpinisti».

Marmolada e Gruppo del Sella (famoso in tutto il mondo per il suo carosello sciistico «Sellaronda») sono da sempre tra le mete preferite degli «elisciatori». Non a caso, proprio le Province autonome di Trento e Bolzano, con la Valle d’Aosta, sono gli unici enti in Italia ad aver legiferato in materia di eliski. «La lobby degli elicotteristi, sostenuta da quelle dei maestri di sci e delle guide alpine, ha sempre impedito l’approvazione di una legge nazionale – denuncia ancora l’ambientalista trentino -. Nel 1998 il Parlamento era arrivato ad un solo passo dal traguardo, poi non se n’è fatto più nulla. In Trentino la disciplina era abbastanza severa, ma nel 2011 la Provincia ha ammorbidito la normativa, alzando da 1000 a 1600 metri la quota limite di decollo e atterraggio. Ma la situazione più grave è sicuramente quella dell’Alto Adige, dove una società privata ha avuto una concessione per decollare da Passo Gardena e dal Monte Cherz, sopra passo Campolongo, in Val Badia. E in molti casi non si può parlare nemmeno di eliski, perché i passeggeri pagano a caro prezzo 10 minuti di giro turistico. Capisco i vacanzieri – conclude Casanova -: volo anch’io per lavoro sulle Dolomiti, in certe giornate offrono effettivamente uno spettacolo molto emozionante, ma i danni per l’ambiente sono gravissimi». Ma da oggi, almeno in Marmolada, camosci e galli forcelli potranno svernare tranquillamente.