In esclusiva un’intervista all’ingegnere Obwegs. 85 anni ma lotta ancora come un leone.Vale la pena leggerla.
Carlo Obwegs, 85 anni, per 40 ispettore forestale in Val Pusteria, è uno dei “grandi vecchi” dell’Heimatpflegeverband. Recentemente è tornato a far sentire la sua voce, particolarmente critica nei confronti degli interventi sul territorio in termini di nuove piste sciistiche e bacini montani.
Ingegner Obwegs, ha criticato l’impianto e le nuove piste della zona Ried, sul Plan de Corones. Perché?
“Parlo perché sono un esperto in materia. Le nuove piste vanno fatte quando sono concepite bene. Buona parte degli ultimi tracciati, invece, non tengono conto dell’aspetto ambientale. In più, sarebbe bene non farle troppo vicine, a differenza di quello che avviene sul Plan de Corones. La mia filosofia è molto chiara: prima vediamo se vanno bene quelle che già abbiamo, poi ne facciamo di nuove. Oggi invece si opera al contrario: prima si fanno nuove piste e poi si verifica se sono adeguate. Le ultime, quelle di Versciaco e Plan de Corones, sono chiaramente pensate in fretta, da persone che non hanno l’esperienza necessaria per portare avanti progetti di questo genere. Ho lavorato per 40 anni in questo settore, so quali errori sono stati commessi, ma non sono mai stato interpellato”.
Un altro esempio, in tal senso, è quello di Piccolino.
“Sì, adesso è necessaria una variante perché la pista è troppo ripida. E così succederà anche a Ried, dove ci sono due errori capitali: un tratto e troppo piano e quello conclusivo è troppo ripido per gli sciatori normali”.
Lei critica anche la costruzione delle mura a monte di San Vigilio, realizzate per contenere la frana di Fojedora. Ci spiega perché?
“Se non avessero fatto niente sarebbe stato meglio, perché quelle mura sono inutili ed hanno compromesso l’ambiente di una zona ecologicamente molto pregiata. C’era già una buona deviazione, fatta 30/40 anni fa con coscienza. Sono pratico di bacini montani, penso di poterlo sostenere con cognizione di causa. Chi ha voluto questo nuovo intervento lo ha fatto solo per poter spendere i soldi di Bruxelles”.
Il sacrificio in termini ambientali è rilevante?
“Ogni opera di quel genere comporta un sacrificio, tutto l’ambiente circostante è compromesso. Quelle mura sono una bruttura e penalizzano fauna e flora. La forestale avrebbe dovuto esprimere parere negativo. I sacrifici vanno fatti solo dove la sicurezza è effettivamente a rischio”.
Soldi buttati anche al ponte di Costa?
“Quando fu distrutto dalla frana, 20 anni fa, consigliai di farne uno provvisorio, d’estate avremmo potuto liberarlo dagli smottamenti in una giornata. E avevo preconizzato che un nuovo ponte non sarebbe durato più di 20 anni. La massa di melma che incombe su quella zona è enorme, trattenerla è impossibile. Il nuovo ponte è risultato sicuramente più sicuro ma, vista la fine che ha fatto, anche quelli sono stati soldi buttati via”.
Auspica che la forestale torni a svolgere un ruolo critico nei confronti di questo genere di progetti?
“Quello che posso dire è che ho lavorato per 40 anni assecondando le leggi della natura. Oggi non succede più, comanda la politica”.
Paradigmatico, in questo senso, è il caso della strada di Antersasc…
“Quella strada era già stata autorizzata 30 anni fa, ma il contadino non aveva i soldi per effettuare i lavori e, per una sorta di ricatto nei confronti degli amministratori pubblici, lasciò andare in malora la sua malga. Adesso, anche nel tratto autorizzato, è stata realizzata una strada troppo lussuosa, quasi dovessero percorrerla dei mezzi pesanti. E, anche in questo caso, sono stati utilizzati soldi pubblici”.