Spariranno 75 ettari al giorno che, nei prossimi 20 anni, rappresentano circa 600mila metri quadrati. E’ quanto accadrà in Italia se l’edificazione selvaggia proseguirà senza che siano presi provvedimenti.
È l’allarme lanciato dal Fai (Fondo ambiente italiano) che nei giorni scorsi ha presentato il dossier “Terra rubata – Viaggio nell’Italia che scompare”, curato assieme al Wwf. La stima emerge da un’indagine condotta in undici regioni italiane (non c’è il Trentino Alto Adige, ma questo ci consola fino ad un certo punto), corrispondenti al 44% della superficie totale, secondo la quale l’area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata di 3,5 volte ed è aumentata dagli anni ’50 ai primi anni del 2000 di quasi 600mila ettari: persino quei Comuni che si sono svuotati a causa dell’emigrazione sono cresciuti di oltre 800 metri quadrati per ogni abitante perso. C’è poi la piaga dell’abusivismo edilizio, le cave che solo nel 2006 hanno mutilato il territorio, ricavando 375 milioni di tonnellate di inerti. Con la consueta verve, il presidente onorario del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi avverte: ”Fino ad oggi si è pensato al presente, ma il domani arriva e non fa sconti”.
Tra le numerose proposte del Fai contenute nella road map per fermare il consumo del suolo ci sono: severi limiti all’urbanizzazione nella nuova generazione di piani paesaggistici e, in attesa della loro definitiva redazione, la richiesta di una moratoria delle nuove edificazioni su scala comunale; il censimento degli effetti dell’abusivismo edilizio su scala comunale per contrastare più efficacemente il fenomeno; dare priorità al riuso dei suoli anche utilizzando la leva fiscale per penalizzare l’uso di nuove risorse territoriali. (ANSA).