di Maurizio di Giangiacomo
SELVA DI VAL GARDENA (BZ) Mentre le Dolomiti si sbriciolano, i padroni dell’industria turistica altoatesina continuano a disboscare, scavare e cementificare. Succede a Plan de Gralba, Selva di Val Gardena, trampolino di lancio delle sciate delle centinaia di migliaia di turisti che ogni anno affollano le piste del cosiddetto «Sellaronda», il famosissimo carosello attorno al gruppo del Sella. Qui, fino a qualche mese fa c’erano 20.000 metri quadrati di boschi e pascoli: ora c’è un buco. Potrà contenere fino a 70.000 metri cubi d’acqua, quelli necessari ad alimentare i cannoni da neve di Plan de Gralba. L’innevamento programmato è da più di un decennio condizione necessaria (ma non sufficiente) per il buon funzionamento dell’economia turistica delle vallate dolomitiche. In suo nome si fa questo ed altro. Ed è la stessa Provincia autonoma di Bolzano a caldeggiare la costruzione di bacini artificiali per l’alimentazione degli impianti d’innevamento programmato, allo scopo di non gravare con i cannoni sulla rete idrica. Ne sono sorti un po’ ovunque, dove ci sono piste da sci. L’anno scorso la protesta si era levata contro la realizzazione di un altro laghetto nella vicina Val Badia.
I lavori di realizzazione del laghetto artificiale di Plan De Gralba – richiesti dalla Sciovie del Sella spa e dalla Piz Sella spa e poi affidati all’impresa Wieser – sono stati autorizzati nel 2010 dall’allora sindaco di Selva Gardena Roland Demetz – peraltro titolare della Demag, azienda leader nella progettazione e costruzione di innovativi cannoni da neve – ormai giunto agli ultimi mesi della sua amministrazione e impossibilitato a ricandidarsi. Il via libera alle ruspe era arrivato nonostante una relazione sull’impatto ambientale – redatto dallo studio Gasser di Brunico – tutt’altro che tranquillizzante. Perché se è vero che il laghetto s’inserisce in un paesaggio già profondamente segnato dalla presenza delle piste da sci, è altrettanto vero che, si legge nel rapporto, «durante i lavori si avrà un disturbo notevole alla fauna per i rumori causati dai macchinari e per la presenza massiccia dell’uomo e questo potrà portare ad una migrazione degli animali».
Ma le proteste degli ambientalisti sono legate ad altri due aspetti. Quello relativo all’alimentazione del laghetto, per la quale sono state autorizzate una nuova opera di presa sul rio Cuecenas, a 1.900 metri di quota, con una derivazione media di 5 litri al secondo, e un aumento della derivazione dal rio Meisules da 7 a 12 litri al secondo.
E, non ultimo, quello relativo al finanziamento del progetto: nelle ultime settimane si è parlato infatti di uno stanziamento di fondi pubblici legato alla possibile funzione antincendio dell’invaso. Circostanza, questa, fermamente smentita da Florian Mussner, l’assessore ladino – gardenese ma «targato» Südtiroler Volkspartei – della giunta provinciale altoatesina. «Questa mi è nuova – dice Mussner – Il bacino artificiale è un’opera privata e tale rimane. E’ previsto che possa essere utilizzata come riserva per gli incendi boschivi, ma niente di più».
Rassicurazione che non tranquillizza chi, come Klaus Demetz, artista e «voce libera» della Val Gardena, continua a protestare: «Non è tollerabile che una struttura come quella sia realizzata sul suolo pubblico a beneficio di imprese private. Stando ad alcune indiscrezioni, le due imprese avrebbero pagato una cifra ridicola al Comune di Selva: se mettessi due finestre nuove a casa mia pagherei sicuramente di più. Ma è ancora più grave la mancanza d’informazione su quello che viene fatto con la cosa pubblica: quando ho messo in rete le foto del bacino che sta sorgendo a Plan de Gralba, la gente della Val Gardena è caduta dalle nuvole. I media locali non se n’erano mai occupati, nessuno aveva idea che a pochi chilometri dal paese stesse per essere realizzata una struttura del genere».

La Stampa, 20/08/2012