Chi semina (vento), raccoglie (tempesta). Sono decenni che semina, il partito di raccolta dei sudtirolesi. Era inevitabile che, in decenni di potere incontrastato mantenuto seguendo collaudatissime logiche clientelari, facesse anche un po’ di danni. Ed ora si appresta a raccoglierne i frutti. Sarà una bella processione, quella dei beneficiati dal “partito-Stato” – chi per una licenza edilizia, chi per un contributo a fondo perduto – in coda davanti alla cabina elettorale per mettere la crocetta sulle Stelle Alpine. Ma non tutti hanno goduto di regalie e prebende. Ci sono anche quelli – e non sono una minoranza – che hanno fatto il loro dovere ed hanno chiesto solo quanto spettava loro di diritto, magari vedendoselo negare, perdendo la loro fiducia nel grande partito.

downloadChi semina vento, raccoglie tempesta. Se il partito piange, non ride il suo vecchio campione Luis Durnwalder, pensionato per scelta (degli altri). Lui ha seminato più di ogni altro, in tutti gli angoli dell’Alto Adige, a tutti i livelli, da latifondista della politica. Ma la crisi continua a mordere: la musica è finita, gli amici se ne vanno. Qualcuno, rimasto a bocca asciutta, si lascia scappare una cattiveria e subito volano gli stracci. In pubblico i vertici della Volkspartei predicano unità, ma dietro le quinte c’è un partito di lupi che si sbranano l’un l’altro a suon di siluri mediatici e inchieste giudiziarie. È il destino di un sistema basato sulla spartizione del potere e dei suoi proventi; finiti quelli, finito il sistema. Ed è un po’ quello che sta succedendo al nostro sistema economico, un capitalismo votato solo ed esclusivamente al profitto, che ha completamente perso di vista il Bene Comune, il destino del nostro pianeta, di chi lo abita e del suo ecosistema.

L’hanno capito anche loro, quelli della Svp, che la musica è finita. E allora lanciano l’allarme  con  i loro cartelli “Autonomia in pericolo”, giocando con le emozioni, come ai vecchi tempi. Non hanno capito che non è così che si parla ai nostri giovani, donne e uomini ideologicamente non omologabili, indifferenti di fronte a quel vecchio repertorio irredentista perché, molto semplicemente, hanno valori diversi da quelli promossi da buona parte dei partiti. Assieme agli elettori, sta cambiando anche la politica, che non più quella dell’affiliazione e dell’appartenenza, bensì quella dell’individuo, dei suoi valori, delle cose in cui crede. Prima c’erano la sinistra, con i suoi principi universali, olistici, e la destra, che propagandava sicurezza e tradizioni. La Svp stava lì in mezzo, a metà del guado, un po’ Confindustria e un po’ Cgil, e ancora contadini, donne, giovani… Con le casse del partito-Stato piene, il giochetto le riusciva. Ma, assieme ai soldi, adesso è finita anche la fiducia. E chi ha seminato, raccoglierà.

Michil Costa
Alto Adige, 14/02/2013

13