I nostri passi, ormai centri commerciali della montagna, che non hanno nulla da invidiare a Disneyworld. Per fortuna non è sempre così. Fuori stagione vi regna la pace. Non c’è un’anima. Strano, vero? Non sono le montagne più belle del mondo?

L’estate è alle porte e la solita ridda di voci – promesse, chiacchiere e polemiche – è tornata ad accendere la “rissa” sui passi dolomitici, alla quale il sottoscritto e la sua categoria assistono ormai da anni, nella speranza di fare affari d’oro, nonostante la crisi infinita. E cosa facciamo, per riconquistare i turisti dei bei tempi? Offriamo spettacoli come quello del rifugio in cima al passo Sella, ai piedi del Sassolungo.

13.06.12_AltoAdige_Vi racconto il passo Sella e capirete_blog


La scena classica, in un giorno di stagione, merita di essere descritta. I pensionati tedeschi che scendono dai pullman, estasiati dal volo dei parapendii. Le auto sportive richiamate fin lassù da un raduno che strombazzano allegre con i loro vecchi clacson. Ex giovani con le loro icone rock stampate sulle magliette e i giubbotti di pelle con teschi e catene, un po’ immusoniti perché nessuno ammira le loro motociclette cromate. I ciclisti che camminano in punta di piedi sulle loro scarpette, spingendo le loro specialissime, cercando di sfuggire a quel caos di individui e veicoli. Gli alpinisti che ripongono corde e moschettoni nelle loro auto, per loro la giornata sportiva volge già al termine. Una lunga colonna di vetture sale dal versante gardenese, dall’altra parte giunge invece il rombo di potentissime moto sportive, rumori amplificati dalle torri del Sella, paradiso per gli scalatori di mezzo mondo. Ma un mio amico, guida alpina, mi ha detto che i suoi clienti non li porta più ad arrampicare su quelle placche. Perché non ci sente più: a causa di quel rumore, la guida non riesce più a comunicare con i propri allievi.

Ecco, adesso direte che – come al solito – ho esagerato. Ma questa scena rispecchia comunque quello che sono diventati i nostri passi, centri commerciali della montagna, che non hanno nulla da invidiare a Disneyworld. Per fortuna non è sempre così. Fuori stagione vi regna la pace. Non c’è un’anima. Strano, vero? Non sono le montagne più belle del mondo?

E allora, mi chiedo io, perché non proviamo a “valorizzarli” – come si dice al giorno d’oggi – questi luoghi? Perché non li facciamo tornare i posti unici che sono, una meta da raggiungere, un’avventura che non può essere consumata in tre minuti ma va vissuta fino in fondo, con l’energia e la calma, per tutto il corso dell’anno?

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Ai miei colleghi che sperano di tornare a fare affari dico che il turismo di qualità sarà sempre più legato a tre fattori: natura, cultura, individualità. I passi dolomitici, oggi, sono natura. Punto. E allora perché non farli diventare anche un traguardo a cui ambire? Come? Chiudendoli al traffico motorizzato a fasce orarie. Lanciando una straordinaria operazione di marketing. Adottando anche d’estate il modello invernale del Dolomiti Superski, garantendo la mobilità con gli shuttle e l’apertura estiva degli impianti di risalita, pubblicizzando le Dolomiti Unesco per quello che sono veramente: un’area tutelata da vivere fino in fondo, senza queste scene da Disneyworld, ma con la fatica che diventa bellezza. Puntando, ad esempio, su quello che è un trend ormai affermato: i ciclisti. Per gli appassionati della bicicletta pedalare qui, liberi dall’inquinamento acustico e atmosferico, è una cosa straordinaria, come arrivare in cima a El Capitan per uno scalatore. Un’esperienza unica.  Assieme a loro, possiamo puntare anche sui giovani che stanno riscoprendo la montagna, sugli anziani che potranno godersi il volo dei parapendii senza temere di essere investiti da un motociclista che ha come unico anelito quello della velocità. Per i raduni di auto storiche dovrebbero essere necessari dei permessi speciali: le guide alpine ringrazierebbero e tornerebbero a portare i loro clienti sulle torri del Sella.

Io ne sono convinto: ci guadagneremmo tutti, non solo la mia categoria. In termini economici e di qualità della vita.

Michil Costa

Alto Adige, 12/06/2013