È la cultura il vento che rinnova la società. Noi sudtirolesi, fermi – anche troppo – nelle nostre convinzioni, legati alle tradizioni, abbiamo pensato bene di rinfrescarci con un’innovativa brezzolina. “È una buona idea”, devono aver pensato i nostri politici, mettendo assieme le origini austriache e il Nordest, la Provincia Autonoma e Venezia: “di tutto un po’” è la parola d’ordine dell’ambizioso progetto “Bolzano capitale europea della cultura”. Non vi è chiaro quale sia il fil rouge? Proviamo a leggere il sito della Provincia:  “L’Alto Adige è una zona di confine, un esempio di europeismo, e la particolarità di questo territorio potrà essere valorizzata con la presentazione delle attività culturali artistiche locali in collegamento con la macroregione del nordest”. Ma sì, dentro tutti e di tutto. E per fare contente il maggior numero di persone, sono previsti premi di 4.500 euro che verranno assegnati ad ogni progetto presentato, fino ad un totale di 45 mila euro.
Ma siamo sicuri che, per fare della nostra provincia un centro mondiale della cultura, bastino un mashmallow come quello che i nostri governanti vorrebbero mescolare e una costruzione importante come quella di Fortezza? Certo, lì gli Schützen tirolesi hanno incontrato i loro colleghi bavaresi, restituendogli una bandiera del 1809, vuoi mettere? A Fortezza si organizzano incontri letterari e grandi esposizioni. Ma questo non può bastare, e non basta nemmeno l’antica mummia e men che meno i diversi musei etnografici dell’Alto Adige.
Ma il problema più grande, senza nulla togliere al fascino del forte, all’importante progetto della biblioteca (costo previsto 70 milioni) e all’impegno che sicuramente profonderanno le nostre associazioni culturali, il problema più grande, dicevo, è che si tratta di un progetto nato male e portato avanti senza convinzione. Non credete che si corra il rischio d’inciampare? Non vedete cosa succede a due passi da qui? Proprio in questi giorni a Trento è stato inaugurato il Muse. Renzo Piano gli ha dato una forma che ricorda le montagne, lo slogan è “curioso di Natura”. Bello. E il Mart, in occasione di mostre importanti, riempie Rovereto di turisti. E da noi? Dopo il flop colossale del Museion, con la storia infinita della rana, nessuno avrà più il coraggio di esporvi opere “sconvenienti”: tra Schützen, chiesa, politici e popolazione, rischieremmo una guerra civile.
Insomma, mi sia concesso il dubbio. L’assessora Kasslatter Mur è bravina, finanzia un po’ di qua e un po’ di là, del resto gli artisti di valore in provincia sono tanti; parla di cultura e innovazione che migliorano la qualità della nostra vita, ma non riesce a farci emozionare, soprattutto quando rimanda a memoria la storia dell’orso, sottolineando che il tema dei progetti dovrà essere “la storia del territorio in ottica plurilingue”.
Ma benedetta assessora, questa terra ha bisogno di un progetto che la scuota, che vada finalmente al di là della tradizione, che ci proietti in un mondo culturalmente aperto, che ci dia ossigeno, con le scuole plurilingue ed un unico assessorato alla cultura. Io vorrei un/a assessore/a che ci faccia respirare finalmente un’aria di libertà, capace di sostenere una provocazione alla Kippensberger, a costo di prendere in faccia le uova dei tradizionalisti. Invece, lasciatemelo dire, questa prospettiva oggi mi sembra ancora molto distante. A cosa servono progetti vaghi come questo, portati avanti senza convinzione? I nostri amministratori non hanno coraggio di fare vera cultura? E allora lascino perdere.
Gilbert Prousch, uno dei nostri artisti più rinomati, lasciò queste valli perché incompreso. Sono passati tanti anni, ma noi siamo ancora chiusi in noi stessi, piccoli, forse anche contenti di giocare in campi di calcio suddivisi per etnie. E allora è meglio ripensarci, rinunciare e, almeno per ora, concentrarci su altre cose. Verrà anche il tempo di Bolzano Capitale. Prima, però, il nostro beato Südtirol dovrà essere spazzato non già dalla brezzolina innovativa della giunta provinciale, bensì dal vento di una tempesta culturale, che soffia forte, che ci scuota dentro. Proporci adesso, accomunati dal nostro provincialismo e divisi dalle nostre turbe etnico-psichiche, sarebbe solo una vuota operazione di marketing, tanto fumo e poco arrosto. Noi invece abbiamo fame, vogliamo cibo per le nostre menti.

 Michil Costa, Alto Adige, 01/08/2013

13.08.01_AltoAdige_Noi inutilmente affamati di cultura