“Vero saggio è colui che impronta la sua vita a regole di moderazione, di accorta misura e di equilibrio, rifuggendo i turbamenti e le passioni”, scriveva Democrito.
Facile a dirsi, molto più difficile metterlo in pratica, questo aforisma, soprattutto a livello imprenditoriale: darsi un obiettivo, perseguirlo con forza e determinazione, passando le notti a studiare la “ricetta” migliore, contro tutti e contro tutto, quando i soldi non ci sono e nessuno ti dà fiducia. Com’è successo a un giovante torinese che voleva produrre il miglior gelato del mondo. Qualche anno fa s’è presentato ad una fiera per acquistare il suo primo grande frigo. Forte della sua idea, voleva un frigo speciale, con il gelato non in vista, bensì chiuso in cilindri, con tanto di coperchio. Ma il proprietario di una famosa azienda produttrice di gelati il frigo non gliel’ha venduto: “Io vendo i miei macchinari a chi mi può pagare, un gelato che non si vede non si vende; voi fallirete tra sei mesi”, gli ha risposto, il distruttore di sogni. Quel ragazzotto si chiama Federico Grom. Ha appena aperto la sua 66. gelateria, molte delle quali ormai oltreoceano. Merita la nostra ammirazione Federico, perché lo accomuna ai grandi spiriti liberi dell’umanità che hanno saputo rinunciare a piccoli, fatui traguardi per inseguirne di più alti.
Ho incontrato il giovane imprenditore, abbiamo trascorso un bel tempo assieme: ho conosciuto una persona dolce, sempre con il sorriso sulle labbra, uno spirito lieve. Ma non lasciatevi ingannare: la sua lievità, infatti, nasconde una determinazione pazzesca. Eppure la sua parola d’ordine non è “concorrenza”, bensì “cooperazione”. Il segreto del suo successo non è l’inganno, bensì la qualità: quella dei pistacchi di Bronte, delle nocciole del Piemonte, della frutta fresca di stagione, come quella proveniente dai migliori consorzi d’Italia o dall’azienda biologica Mura Mura a Costigliole d’Asti. E ancora niente coloranti né aromi, né conservanti ed emulsionanti; acqua della sorgente di Sparea come base per i sorbetti e latte fresco intero di alta qualità per i gelati; uova di galline allevate a terra e selezioni dei migliori cacao e caffè del Centro America.
“Un giorno ho imparato che è la natura, non l’uomo, a decidere i giochi”. A Federico lo ha spiegato Paul Pontallier. Lo stesso Pontallier che anche a me ha dato tanto, quando lo incontrai a Chateau Margaux. Da quelle parole nacque il sogno. Di sogni, appunto, si parla nel secondo capitolo del libro “Grom – Storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori”. “Consentiti il sogno che desideri”. Sì, bisogna essere un po’ bambini, giocare, sorridere, volersi bene sinceramente. Esseri curiosi e leali. Sembrano parole un po’ scontate, ma non lo sono. E non è nemmeno scontato che continuando a cercare il nostro equilibrio, un giorno lo troveremo. Questa è la vita: chiedi e ti sarà dato; se non sarai esigente, avrai solo quello che ti aspetti.
È caduta la prima neve, anche in basso. Nel cielo bianche nuvolette, attaccate ai monti. Mi paiono creature delicate e mi rallegra vederle, nella loro soave malinconia. Mi sembra tutto così caduco, oggi. Si passa dal verde al bianco, con il giallo dei rami di qualche larice a fare da trait d’union. E mi rendo conto che dobbiamo divertirci e donare Bellezza, nel poco tempo che ci rimane. Il divertimento che non è svago, bensì entusiasmo nel perseguire i propri obiettivi.
Gli obiettivi della mia famiglia e dei nostri fantastici collaboratori sono quelli di fare il nostro lavoro con servizio e cortesia. Avremo la fortuna di poter gestire il Berghotel Ladinia, www.berghotelladinia.it qui di fronte. Una chicca, un cioccolatino, una Casa vecchia, semplice, ma di grande fascino; pensate, è la licenza nr.1 del nostro comune. Un vero Berghotel, un albergo di montagna, un rifugio per corpo e anima, tutto storia e coccole. Fortuna dicevamo? Chissà. Sicuramente ci divertiremo!
Credete, che ci voglia solo fortuna? O è destino? E il caso? Esiste davvero, il caso? Accoglierei con piacere qualche vostra riflessione in merito. Un pensiero, anche due, perché la vera fortuna di un oste come me è potersi arricchire del sapere dei suoi ospiti e delle loro storie. Di coloro che trascorrono qui il periodo più bello dopo un anno di lavoro, ma anche di tutti coloro che ci scrivono.
Giulan, grazie.