Una buona notizia, le urne, la portano sempre, chiunque vinca. Il voto di domenica scorsa ha chiuso una lunghissima, estenuante campagna elettorale. Mesi e mesi nel corso dei quali i nostri politici hanno preso d’assedio le pagine dei media e le sagre di paese, le trasmissioni televisive e gli eventi sportivi. Tirati a lucido, spasmodicamente impegnati ad apparire più belli, presenti ed interessati alla nostra vita quotidiana di quello che effettivamente sono, con i loro discorsi non mi hanno certo appassionato. Devo ammettere, però, che sul piano della comunicazione Kompatscher ci sa fare, è un piccolo Renzi. Quello che gli manca –per ora- sono i contenuti.
Poche posizioni, un po’ di buonismo per tutti, per non fare torto a nessuno. Adesso, però, le parole devono cedere il passo ai fatti. Nelle scorse ore il futuro Landeshauptmann ha promesso un “nuovo inizio”, annunciando quelli che saranno i primi sei punti del suo programma: costi della politica, riforme istituzionali, taglio delle tasse, integrazione delle pensioni minime… Sembrano un po’ le promesse fatte agli italiani da un certo signore quasi vent’anni fa, e sappiamo com’è andata a finire. Kompatscher parla alla “pancia” degli elettori, è sicuramente il politico capace di usare poche parole chiare per dire un sacco di cose. Ma una cosa è avere qualcosa da dire, un’altra è dire qualcosa, giusto per. Anche lui, come qualche sua collega, ha distribuito pacchi di pasta: un colpo al cerchio (il taglio dell’Irap) e uno alla botte (gli aumenti per i pensionati), una strizzatina d’occhio ai movimenti di protesta (con la promessa di rinunciare all’auto blu) e una al gruppo italiano (con la valorizzazione del capoluogo). Non ho pregiudizi nei confronti del nuovo presidente della giunta provinciale, anzi, credo che il suo sorriso sia sincero. La crisi morde e ci mette – tutti – di fronte a scelte importanti. Abbiamo ancora la fortuna di vivere in una provincia ricca, ma le risorse pubbliche non sono più quelle nelle quali, fino a ieri, hanno “sguazzato” i nostri amministratori. I soldi usati – e spesso sprecati – per decenni per arricchire gli amici degli amici e anestetizzare il resto della popolazione non ci sono più. E le scelte che attendono la futura giunta provinciale, proprio per questo, potranno incidere sulle sorti di ampie fasce della popolazione. È evidente, e non meravigliamoci, il disorientamento dei giovani. Sanità, infrastrutture, istruzione, innovazione, cultura, turismo: a quali settori saranno date le priorità? Quella che manca – e qui mi riferisco tanto alla Südtiroler Volkspartei, quanto a tanti altri soggetti del panorama partitico provinciale – è una politica forte, decisa, che possa costituire una guida, un “faro” per una società che, in questi ultimi anni, sembra aver perso la speranza, la capacità di alzare lo sguardo all’orizzonte, di guardare avanti con una prospettiva che non sia quella della fine del mese. Il politico è uno di noi, ma dovrebbe essere meglio di noi. Votandolo, gli accordiamo la nostra fiducia, mettiamo nelle sue mani il nostro destino. “E per chi hai votato?”, mi chiederete voi. E io vi rispondo. Io ho votato per chi, guardandomi negli occhi, ha avuto il coraggio di dirmi che siamo rimasti indietro con l’innovazione – anche rispetto al Trentino – che la nostra istruzione con le scuole divise e i campi da calcio ben distanti da quelli degli italiani non possono non condurci verso un fallimento sociale. Io ho votato per chi denuncia il monopolio mediatico di questa provincia. Viceversa, ovviamente non ho potuto votare per chi, qualche giorno fa, non ha preso subito le distanze da Durnwalder, che è riuscito a lamentarsi della Rai, “sempre presente quando tre Verdi si riuniscono e assente alle grandi inaugurazioni”. Ah sì, i Verdi. Dimenticati in Italia, sono sicuramente uno dei partiti che hanno vinto quest’ultima tornata elettorale. Per anni hanno dimostrato di non avere sempre il timing giusto, avanzando proposte a volte utopiche, in altri casi fuori dal tempo. Questa volta hanno fatto la cosa giusta, raccogliendo i frutti del grande lavoro svolto sullo “scandalo Sel”, portando all’attenzione dell’opinione pubblica i frutti avvelenati del sistema di potere della Südtiroler Volkspartei. La Svp, impegnata in una faticosissima transizione, è riuscita a malapena a limitare le perdite. Purtroppo, buona parte di coloro che nella cabina elettorale le hanno voltato le spalle, non ha avuto il coraggio di preferire la visione eco-sociale del partito che fu di Alexander Langer al facile populismo delle destre tedesche. Un dato che rende ancora più gravi le scelte che attendono il futuro Landeshauptmann. Presidente Kompatscher, la campagna elettorale è finita: svesta i panni di un Renzi tirolese e coinvolga anche gli ambientalisti; è ora di dare risposte concrete ad una comunità che ha voglia di voltare pagina.
Michil Costa
Alto Adige, 31/10/2013