Ecco, di nuovo questo rumore assordante, da dove viene? Che cos’è? È tutto buio, d’un tratto il cielo s’illumina. Cosa sta succedendo? Mi guardo intorno, ma non vedo niente. Rieccolo, un altro botto assordante. Le mie gambe iniziano a muoversi, è un riflesso, scappo, corro tra alberi e radici, cerco di trovare un posto sicuro dove nascondermi. Dopo una corsa affannata, mi fermo, non ce la faccio più, ho paura di morire!
Ecco, è così che si deve sentire il giovane capriolo nei nostri boschi, nella notte di San Silvestro. Ogni anno i fuochi d’artificio feriscono persone e bestiole, e molti incidenti risultano addirittura fatali. Un tempo venivano fatti esplodere per scacciare gli spiriti cattivi, ma al giorno d’oggi dovremmo saperlo che i botti non sono un modo civile per esprimere i nostri auspici per l’anno nuovo. Anzi, acquistandoli alimentiamo un mercato dietro al quale, in Cina e non solo, si nascondono imprenditori senza scrupoli, che sfruttano i loro operai costringendoli a lavorare in condizioni disumane. Del resto, il tornaconto è enorme – i fuochi d’artificio possono costare centinaia, migliaia di euro al minuto! – e l’uomo, per i soldi, è pronto a fare questo e altro. Non solo spaventando a morte gli animali, provocando loro emorragie ed altre gravissime lesioni, ma anche mettendo a rischio la vita di quegli sprovveduti tra di noi che ne fanno uso: basta leggere le cronache di Capodanno, chi ci rimette una mano, chi vede la sua casa divorata dalle fiamme, (è successo proprio qui, a Corvara; l’hotel Piz da Lec è andato completamente distrutto) chi perde addirittura la vita. Come si può rischiare tanto, per l’ebbrezza di un momento di festa?
Gesti che ritengo ancora più insensati alle nostre latitudini, ai piedi delle Dolomiti, dove abbiamo la fortuna di godere di scenari impareggiabili, a stretto contatto con un ambiente favoloso ma delicatissimo. Come sarebbe bello per una volta vivere una notte di San Silvestro tranquilla, avvolta dalla bellezza del silenzio, incorniciata dalle nostre stupende montagne illuminate dalla luce magica della luna. Questo sì sarebbe un Capodanno speciale, un momento unico, il primo giorno della nostra nuova vita, rinunciando finalmente a questi maledetti fuochi d’artificio, strumenti inutili, dannosi e fuori moda. Per fortuna, gli amministratori di alcuni Comuni ci hanno già pensato: a Ortisei, in Val Gardena, i botti quest’anno saranno vietati, come peraltro a Badia. Auguriamoci che altre amministrazioni possano seguire il loro esempio, speriamo che sia l’inizio di una nuova era. Lo spera anche quella bestiola, stanca di scappare nei boschi.
Michil Costa