acquaDell’importanza della salvaguardia delle nostre risorse idriche ho scritto in tante occasioni e vorrei farlo anche oggi, in occasione del World Water Day. Paradossalmente, per farlo questa volta dovrò parlare quasi esclusivamente di carne. Perché all’origine della domanda sempre più grande di acqua – secondo la Fao sarà presto all’origine di un’altra crisi globale – c’è anche e soprattutto la produzione di carne.

Cominciamo da alcuni dati chiarissimi: per far crescere un pomodoro sono necessari 13 litri d’acqua; per ottenere un caffè ne servono già 140, per coltivare un chilo di mais ne vengono utilizzati addirittura 900 litri; ma se vi dico che per un solo chilogrammo di carne rossa è necessaria la follia di 16 mila litri d’acqua, lo capite qual è il nocciolo del problema? Lo sapete che per mettere sulla tavola di una famiglia americana cinque chili di carne bovina, serve la stessa quantità d’acqua che quella famiglia consuma in un anno intero? E lo sapete che quei cinque chili di carne non dureranno nemmeno una settimana?

Numeri che, una volta più, mi fanno pensare che il mondo non sia stato davvero creato per la specie umana. Ma voglio rimanere con i piedi per terra e concentrarmi sul ciclo produttivo della carne, il meno sostenibile per il nostro pianeta. L’alimento più inquinante e al contempo il più nocivo per la nostra salute. Si spiega così la bassissima sostenibilità: gli animali da allevamento consumano molte più calorie, di quante non ne producano sotto forma di carne, latte e uova; considerandoli – solo per un istante – “macchine” che trasformano mangimi vegetali in proteine animali, sono assolutamente inefficienti. Il rapporto di conversione oscilla tra l’1:4 e l’1:30, a seconda delle specie: questo significa che per produrre quel famoso chilogrammo di carne, sono necessari tra i 4 ed i 30 chili di vegetali appositamente coltivati. E per la produzione di questi mangimi serve acqua, per abbeverare gli animali serve acqua, per pulire stalle e macelli serve acqua… Insomma, avete capito dove sta il problema?

Si aggiungono i costi ambientali altissimi: per produrre il chilogrammo di carne, vengono emessi 36,4 chili di anidride carbonica. Ancora: le sostanze fertilizzanti utilizzate per l’allevamento degli animali da macello, rilasciano 340 grammi di anidride solforosa e 59 grammi di fosfati. In sostanza, la produzione di quel benedetto (o maledetto?) chilo di filetto, ha lo stesso impatto ambientale di un’auto di media cilindrata, che percorre 250 chilometri! E quanta energia serve, quanto s’inquina, per produrre la carne? Servono mezzi di trasporto che rispettino la catena del freddo, nei supermercati sono necessari frigoriferi, per la commercializzazione viene utilizzato un packaging molto impattante, e il consumatore poi, consuma altra energia per cucinarla e produce rifiuti per smaltirne gli avanzi.

Il settore zootecnico sfrutta il 30% delle terre del pianeta e addirittura il 70% di quelle destinate all’agricoltura. Il 70% della foresta amazzonica è ormai occupato da pascoli e campi coltivati a foraggio. Vi immaginate quanta acqua consumano?