Riparare il mondo e conversione ecologica, i due cardini del pensiero ecologista di Alexander Langer,
sono più che mai attuali e viaggiano leggeri insieme a noi

Alex Langer

Pensare ad Alex e sentire un senso di vuoto. Non solo per la mancanza, ma anche perché il suo pensiero, a diciannove anni dalla sua scomparsa, continua a rimanere tristemente contemporaneo. Se da un lato ciò significa che Alex vedeva lontano, dall’altro vuol dire che i problemi sono sempre gli stessi, nulla purtroppo è cambiato. Oggi il nostro modello di sviluppo appare bloccato, agonizzante e non si fa altro che parlare di crisi, d’incapacità di trovare forme alternative all’attuale sistema economico. Per anni ci siamo basati sull’equazione consumo uguale a posti di lavoro. E ci siamo presi il lusso di ferire, sperperare, depredare aria, terra, acqua e paesaggio nel nome di un benessere che per molti aspetti è un benessere vigliacco, dato che il 20% della popolazione mondiale ne usufruisce, mentre il restante 80% vive in condizioni di povertà. Questa equazione ormai ha fatto il suo tempo e rovina ambientale e disoccupazione, soprattutto in Italia, sono le facce della stessa moneta. Alex lo sosteneva più di vent’anni fa. E come lui tanti altri ambientalisti, profeti inascoltati. Alex diceva anche che non c’è bisogno di catastrofismo, ma di rimboccarsi le maniche, questo sì. Nella sua idea di ‘riparare il mondo’ c’era una visione che oggi può e deve diventare una missione culturale e politica, una grande occasione per nuovo lavoro, nuova economia, nuovi modelli di sviluppo. Se insieme ci mettiamo a riparare il mondo, dalle piccole cose alle grandi strategie, una possibilità di salvare la terra c’è. Da spegnere l’auto e usarla meno, consumare meno e meglio, scegliendo i prodotti e privilegiando chi li produce in maniera corretta fino a smettere di cementificare ogni cosa in nome di una crescita folle e insensata. Per crescere davvero, soprattutto dentro noi stessi. Dobbiamo entrare in una fase di maturità piena, che ci porti a essere consapevoli che ogni nostra azione ha un effetto su quelle degli altri. Alex parlava di ‘conversione ecologica’ al posto di astratte ‘riconversioni produttive’. E sosteneva che tale conversione può affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile. Non più citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte), il modello olimpico che rappresenta la quintessenza del pensiero occidentale, bensì lentius, profundius, suavius (più lento, più profondo, più dolce). Convertiamoci e rendiamo il nostro impegno bello, gioioso e contagioso. In nome di Pachamama, la nostra unica, cara, vecchia madre terra, perché senza di lei, non ci saremo neanche noi.

Michil Costa
prima pagina Trentino, 02/07/2014

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