Ladins

In questo mio contributo all’interessante dibattito lanciato dal direttore Faustini sul futuro della nostra autonomia, parto da un concetto molto semplice: non possiamo pretendere un’autonomia sempre più ampia da Roma se non siamo pronti a garantirne almeno altrettanta a tutti i gruppi linguistici del Südtirol Alto Adige.
Mi riferisco soprattutto al gruppo linguistico più piccolo – ma al contempo più storico – della nostra regione, i ladini. Non amo certo la suddivisione di una società in gruppi, ma spesso i ladini per comodità vengono automaticamente inclusi nel gruppo tedesco, o addirittura dimenticati: l’esempio clamoroso è quello del museo Bz 15-18 di piazza Vittoria, dove a fianco dell’italiano, del tedesco e dell’inglese il ladino era stato trascurato.
La creazione della Lia di Comuns operata da Durnwalder a depotenziamento della Uniun Generela – l’organismo che riunisce le associazioni culturali delle cinque vallate ladine -, delegando ai 19 sindaci ladini questioni quali la tutela della lingua, la specificità della minoranza, il rafforzamento della coscienza ladina, quando in realtà hanno ben altro a cui pensare, non ha certo contribuito a migliorare le cose. La “Usc di Ladins”, il settimanale della Generela, a scapito della libertà d’opinione, deve, anzi doveva, i tempi stan cambiando, stare attento a non offendere i poteri forti per non rischiare, come già successo, di essere penalizzato dal taglio delle sovvenzioni.

L’Istituto ladino Micura de Rü, che nelle intenzioni del suo fondatore aveva come principale traguardo l’individuazione di una lingua scritta unitaria, fondamentale “ombrello” che avrebbe consentito alle varietà locali di conservarsi, svilupparsi e sopravvivere alle interferenze dei gruppi linguistici limitrofi, insieme alla Majon di Fascegn è stato spesso oggetto di influenza partitica.
Garantire autonomia, a mio avviso, significa anche adottare il principio di sussidiarietà: la Provincia potrebbe svolgere un’azione di controllo (specie sul fronte ambientale, troppo spesso teatro d’intrighi e interessi clientelari), sostenendo però con forza le istanze che giungono dal basso, frutto della partecipazione di una minoranza veramente coinvolta e informata.
Ladinia_townsNon solo: la giunta provinciale dovrebbe aprirsi, perché i ladini vivono anche nella provincia di Belluno e non godono certo dell’autonomia che è garantita a noi. Penso, ad esempio, all’Istituto culturale di Colle Santa Lucia che necessiterebbe di maggiori fondi, e alla scuola paritetica. Una vera autonomia dovrebbe non solo dialogare, ma anche aiutare finanziariamente i più deboli fratelli ladini di Fodom, Col e Ampezzo.
È tutto perso? No, anzi. Sono il primo a riconoscere che con Kompatscher le cose stanno già migliorando e confido che in futuro possano andare meglio ancora. Nel nuovo presidente intravvedo la volontà di operare davvero per il bene comune, rivedendo anche la nostra autonomia, che è valore di ognuno di noi.
Presidente Kompatscher, lei sa bene che l’autonomia è come l’identità di una persona. Io diffido di chi dice “ho il mio carattere, punto e basta”. Il carattere, come l’identità e la stessa autonomia, vanno forgiati, curati, sviluppati. E dev’essere proprio la politica a farlo, per risolvere i problemi sociali, ridurre le diseguaglianze, con mano ferma e decisa.
Ecco presidente, questa è la sfida che attende lei, ma anche tutti noi. Ladini compresi. Giulan, grazie

Michil Costa

Press Clippings zum 23.01.2015