Quanto mi piaceva rombare sui passi dolomitici, soprattutto in motocicletta. Salire a cento all’ora verso passo Pordoi con il rombo del motore che vibra fin dentro lo stomaco è una sensazione forte, bella. Anzi, lo era, per me almeno. Con il tempo ho acquisito una consapevolezza diversa e ho scoperto la dimensione più autentica della montagna, quella della fatica, della lentezza e del silenzio.

È vero, i nostri ospiti non raggiungono l’Alta Badia in treno, e nemmeno in bicicletta. Ma, anche se non sono appassionati ciclisti, una volta scesi dalla loro vettura facciamo in modo che, nella bella stagione, non vi risalgano se non dopo il check out, sigillandola con un bel fiocco. Un gesto simbolico che vale quello che vale, direte voi, con le migliaia e migliaia di auto e moto che tutti i giorni, specie in estate, sfrecciano verso il Gardena e il Campolongo.

Ma certe immagini sono importanti, per fare il bene delle nostre montagne o viceversa condannarle alla morte per consumismo, come succede con il video di una supersportiva 4×4 che sgomma sui passi dolomitici che sta impazzando sul web. Certo, promuovendo il suo ultimo gioiello nel nostro territorio quel gioiello tecnologico ha tributato un altro importante riconoscimento alle Dolomiti, set meraviglioso anche per la “prima” di un bolide rampante. Ma il messaggio che passa, ancora una volta, è quello di una montagna da violare in qualsiasi maniera, una montagna che da “fine” – in quanto parte integrante della nostra Madre Terra – si trasforma in mezzo, strumento attraverso il quale soddisfare i nostri istinti, e non propriamente quelli più nobili.

Un peccato che può essere perdonato ai media: il “clic” in più giustifica purtroppo la pubblicazione di contenuti ben più censurabili dello spot “incriminato”. Giornali, siti internet d’informazione, televisioni danno spazio a quello che “tira”, affiancando alle vere notizie ed agli approfondimenti anche video “virali” spesso discutibili. È la legge del mercato, bellezza. Il mio timore, però, è che, in nome del dio Profitto, sulle Dolomiti siano tornate le “svendite”. Lo dico confidando nella sensibilità degli amministratori, sperando che il progetto di chiusura a fasce orarie delle strade dei passi possa essere portato avanti: so che l’assessore Theiner ci sta provando, e per questo gli rivolgo una lode. Le battaglie ambientaliste non sono ancora perse ed è proprio coniugandole con le esigenze degli operatori turistici che possiamo riportare il segno più davanti ai dati sugli arrivi e sulle presenze: riduciamo il traffico sui passi, ascoltatemi, ci guadagnerebbero anche gli esercizi in quota. Usiamo i bus navetta, incentiviamo l’utilizzo degli impianti a fune. Certo, perché la mobilità va concessa a tutti. Facciamo respirare le montagne con la settimana dei ciclisti in occasione della nostra Maratona dles Dolomites e con le altre manifestazioni ciclistiche attorno al Gruppo del Sella.

Sono certo che le buone intenzioni avranno un seguito, che la sensibilità radicata in ognuno di noi non verrà spazzata via da cause di “cassa maggiore”. Con il tempo troveremo le soluzioni migliori ai problemi della società senza andare dove tira il vento – è ormai finito il tempo dei semplici cacciatori di voti – i politici non commetteranno più gli errori del passato, al solo scopo di tenere stretto il loro potere. E un giorno anche i manager di quella prestigiosa casa automobilistica capiranno che le Dolomiti non sono il circuito sul quale dar sfogo a tutta la potenza dei loro 12 cilindri. Il rombo che un tempo piaceva anche a me non perde in fascino, se ascoltato altrove.

Michil Costa, Alto Adige, 03 marzo 2015

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