Ormai è estate. I giorni si allungano ancor di più. È un buon motivo per coglierne appieno la prolungata luminosità, godere di alba e tramonto: sono i momenti mistici del ciclo diurno, purissimi istanti nei quali si percepisce il senso più alto dell’esistenza.
Sono i momenti che tento di fare miei con la maggiore intensità possibile. Le montagne rosa, dorate, argentee e a volte scure e minacciose sono un grandioso spettacolo eterno che merita attenzione e rispetto. Sono gli attimi nei quali mi rendo conto del cambiamento che avviene in quell’istante in me. Soprattutto il tramonto. Guardare la metamorfosi dei colori, con il cielo che si trasforma e le ombre che piano piano salgono sul Sassongher, è come vedere la propria essenza e il modo in cui sta mutando, in cui sento un cambiamento, la necessità di dire addio a quel giorno. Un giorno che non tornerà mai più. Via, scomparso per sempre. “Bunanöt Surëdl, i te salüdi”. Ringrazio il Sole, rendo grazie della lunga giornata che ho potuto vivere.
È estate. Mentre tutto dorme, frè Surëdl, fratello Sole, già si arrampica sulle guglie più nascoste dietro il Boé. C’è quella cima, proprio lì, già illuminata. Strano. Non ne sapevo l’esistenza. È la nostra vita: è un’opportunità per vederla chiaramente nascere e muoversi fra tonalità e contrasti che la colorano. Nuovi progetti e idee si fanno avanti, prendono forma, mentre altri ancora non sono nati.
È estate. Mi piace togliere le scarpe. Sentire la terra calda, camminare scalzo sulla sacra Terra. Il suolo ha il potere di lenire, rafforzare, purificare, guarire. Di aumentare la nostra consapevolezza, perché, insomma bisogna stare attenti dove mettere i piedi! Che meravigliosi organi sensoriali i piedi: ci fanno sentire il morbido muschio, quello verde scuro è più morbido di quello chiaro, e le rocce, quelle nere scaldano più di quelle bianche.
È estate. E anche oggi mi meraviglierò vedendo che c’è sempre qualcuno che non nota Surëdl che scompare. E mi stupirò di quelli che non porgono un cenno di ringraziamento. E non capirò chi non ha il tempo di fermarsi un secondo quando Lüna piena ci illumina.
La luna e il sole in ladino non hanno articolo. E ciò conferma il contenuto mistico della nostra lingua. Ma anche quando le divinità nei cieli non si vedono, facciamo che sia un tempo entusiasmante nel vero senso della parola: invaso divinamente.
L’augurio è di alzare gli occhi, contemplare l’opera, e, alla prima occasione, togliere le scarpe. Oggi potrebbe essere un buon giorno. Oggi infatti, è il primo giorno di tutto il tempo che ci rimane da vivere!
De bi salüc, saluti belli, da quassù.
Michil Costa
Read the English version here
Hier geht’s zum deutschen Text