Miti e leggende hanno sempre popolato le civiltà che vivono in montagna. Nel nostro piccolo mondo ladino siamo però ancora pieni di divinità contemporanee. Abbiamo il dio cubatura, il dio concorrenza, la dea crescita, il dio transitabilità sui passi in nome di un’egocentrica libertà. Siamo afflitti da cieca evoluzione, benefico sviluppo, fondamentale produttività, acuta ortogenesi che sono in stretta connessione con il patto di fede assoluta che da tempo immemore abbiamo stipulato con il grande partito, il quale a sua volta da noi ha fatto il bello e il cattivo tempo. In tutti noi, più o meno inconsciamente, la speranza che baciamani e prostrazioni servissero a portare a casa una sovvenzione, un permesso, un condono e la redenzione non è mai svanita. Anche a me, ahimè, è capitato più di una volta di mettermi in coda alle cinque del mattino per elemosinare sostegno per una manifestazione sportiva.
Con il decadimento del monarca e il successivo indebolimento dei suoi vassalli, il nostro servilismo nei confronti di quel che fu un fondamentale partito per fortuna va rapidamente scemando, e con esso anche la forma esagerata di adulazione. Oggi più che mai c’è la possibilità di smettere di ossequiare vecchie divinità e mantenere in vita obsolete leggende. Oggi più che mai c’è la necessità di liberarsi dei troppi culti osservati che rischiano di trascinare una società a perdersi nei piccoli problemi quotidiani, a fossilizzarsi su situazioni esclusivamente d’interesse personale, perdendo di vista così quello che è lo scopo della nostra vita: mirare a uno stadio evolutivo più alto e nobile dell’essere umano, a essere felici, a un benessere condiviso.Ed ecco come la vicenda di Ortisei potrebbe diventare un caso, o meglio, un laboratorio in cui sperimentare un nuovo livello di emancipazione. Come sapete, Ortisei è un tranquillo paese rimasto senza sindaco qualche mese fa. Il prossimo 15 novembre i cittadini saranno chiamati di nuovo alle urne.
Scrive bene il direttore Faustini che ‘alla fine, a votare, ci vanno gli elettori e che la politica deve tornare in città a dover partecipare e a dover costruire partecipazione laddove non c’è più: ragionare è dunque utile e necessario’. Vorrei aggiungere qui che non è sempre facile capire ciò che è giusto e ciò che non lo è. L’intelletto non sempre ne ha la capacità. Ma è anche certo che in un mondo in cui i culti combattono tra di loro, è fondamentale che vi sia una cultura di base, un sindaco che abbia un approccio meno servile e più collaborativo
, meno Homo oeconomicus – non è l’economia cha risolve tutti i problemi – e più umanistico. Viviamo in una società che troppo spesso si perde per completa mancanza di cultura filosofica. Troppo spesso ci lasciamo trarre in inganno dai manipolatori, da coloro che gridano e sbraitano, promettono e si fanno forza sulla pseudo cultura della paura: paura dell’immigrato, pura della carne e dei vaccini, paura della scarsa raggiungibilità senza aeroporto, paura di chiudere i passi dolomitici per due ore al giorno, paura dei giovani.
Rivotare un partito che si è contraddistinto per i suoi clientelismi, oppure persone che mettono al primo posto l’io a discapito dell’altro, il noi prima dello sconosciuto potrebbe avere effetti per nulla piacevoli sulla nostra vita. Votare ancora un partito che ha creduto nella rivoluzione cartesiana con un approccio – promettere agli uomini di diventare signori e padroni della natura – che è stato deleterio per il nostro mondo ‘civilizzato’ potrebbe essere un’autentica sciagura. Una sciagura perpetrata in nome del credo di una libertà, già citata sopra, che è sempre considerata ‘un diritto da a esercitare, piuttosto che una competenza da acquisire’ (Theodore Zeldin).
Scrive ancora Faustini che non è tempo di miracoli, quindi nemmeno di miti e leggende aggiungo io. Noi esseri umani abbiamo, è vero, delle facoltà straordinarie. Facoltà che devono essere sviluppate, queste sì per necessità. Facoltà che devono essere indirizzate a una ‘scienza per la comprensione’, con apertura mentale, spirito collaborativo, dialogando con le opposizioni e senza paura di incontrarsi, piuttosto che di scontrarsi a tutti i costi. Semplicemente dovremmo avere un approccio diverso alla politica. Con soluzioni innovative, e ne abbiamo di esempi: in Svezia hanno un Ministero del Futuro, Filadelfia ha messo nel suo programma la gentilezza, il Bhutan da decenni mira alla felicità dei suoi abitanti, e la nuova sinistra italiana si affiderà al nobel Stiglitz, guru della lotta alla diseguaglianza. Chapeau.
Il mondo ladino, tutta la provincia, tutti noi avremmo la possibilità di accedere a nuove ricchezze – e non parlo certo di quelle prettamente economiche -, nuovi interessi, nuove sfaccettature che, a uno sguar
do distratto, appaiono invisibili o inaccessibili. Ed è importante per Ortisei rendersi conto di avere il destino nelle proprie mani. Perciò è davvero necessario non mancare il bersaglio. Di fronte a scelte difficili, non sempre l’intelletto può decidere. C’è anche il cuore. E con testa e cuore dobbiamo tenere in mente le proverbiali parole di Cesare: “La colpa, caro Bruto non è nelle stelle, ma in noi stessi che vi abitiamo sotto”.
Michil Costa
Alto Adige, 12/11/2015