trivelleLa questione delle trivelle, pur nella sua complessità, è molto più semplice di quanto si creda. A renderla complessa è la politica del sotterfugio, dell’ipocrisia, dell’interesse clientelare che è ormai diventata, purtroppo, non solo dominante ma devastante e che contamina le nostre anime, i nostri corpi, le nostre menti. È una politica subdola, escogitata con un unico fine: renderci assuefatti, incapaci di reagire, inebetiti sempre di più. Ebbene: a una questione semplice si risponde con una risposta altrettanto semplice. Sì. Il 17 aprile si vota sì per dire no (altra assurdità tipicamente italiana) non tanto o non solo all’ennesimo e ormai anacronistico tentativo di grattare il fondo del barile e trovare ricavi attraverso il collaudato meccanismo della speculazione, quanto all’ostinata e assurda voglia di inquinare, distruggere, calpestare e in questo caso trivellare il nostro disastrato pianeta. Per cosa? Per un’inutile, ammesso che ci sia, goccia di petrolio che però, annacquata e diluita nel mare delle concessioni, autorizzazioni, speculazioni, può dare effimeri guadagni ai soliti noti a discapito come sempre della comunità. E veniamo all’ipocrisia della politica e dei politicanti e dei questuanti di professione, di cui francamente non se ne può proprio più. Come si fa a dire di non votare, di non scegliere, di andare al mare (inquinato?) di fronte a una questione seria, posta oltretutto da dieci Regioni, diventate nove, di cui sette governate dal centro-sinistra? Come fa a chiederlo il leader di quel partito che non c’è più e quello che ne rimane assomiglia tanto alla vecchia DC? Come si fa di fronte a una questione così importante e che ci riguarda tutti richiedere a noi cittadini di essere ancora una volta superficiali, viziati da ogni genere di consumo, di non pensare, di non essere protagonisti, di non manifestare le nostre perplessità se non proprio il disagio in cui viviamo e di abbassare la testa e voltarla dall’altra parte? Il referendum è un’ottima occasione per essere finalmente protagonisti e non nascondersi dietro i disastri dei politicanti. Perché è troppo facile dare sempre la colpa agli altri (caso mai votandoli lo stesso nel segreto dell’urna) e piangere poi per il latte versato. Ecco, il referendum è un’ottima opportunità per dire cosa si pensa di una strategia politica, simboleggiata dall’osceno Sblocca Italia che il nostro premier sbandiera come fosse la panacea assoluta, ispirata sempre e solo da un unico principio, quello della speculazione. Che è sinonimo di connivenza, interessi privati, giochi di potere, clientelismo e tutte le belle cose che conosciamo. Una trivella qui, un aeroporto là, un raccordo qui, un nuovo quartiere là: per provare a spezzare questa cantilena che sta distruggendo il nostro paese nel nome della produttività, dei posti di lavoro, di una nuova spinta economica il 17 aprile andate, andiamo, pure al mare o in montagna o in bici o dove vogliamo. Non prima di aver votato SI’ a una visione più olistica della vita. Nostra e di chi verrà.

michil costa, Alto Adige, 13/04/2016

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