60 mila veicoli a motore, quasi 30 mila le bici. Qui bisogna meditare e agire, senza perdere più un minuto. Dalla prossima estate ci saranno i Green Days sul Passo Sella, un primo passo importante.
Voglio solo vedere la luce/Non voglio perdere la mia vista/Voglio solo vedere la luce/Ho bisogno di sapere per cosa vale la pena combattere.
Questo è il ritornello di una canzone dei Green Day, nota punk band americana. La canzone s’intitola “See the light” ed è inserita nell’album “21st Century Breakdown”. Mi è venuto in mente l’altro giorno mentre eravamo al passo Sella. L’anno prossimo in estate prenderà quota un progetto pilota di revisione della mobilità sui passi dolomitici chiamato appunto Green Days. E me lo sto canticchiando contento perché finalmente si può iniziare a vedere una luce dopo tanti anni di battaglie, discussioni, prese di posizione, alterchi e via dicendo. Certo, è solo l’inizio: so già che non si riuscirà a trovare la soluzione perfetta con i ladini di tutte le valli. Personalmente sono ancora della convinzione che sarebbe meglio una chiusura giornaliera a fasce orarie. L’importante, però, è cominciare da qualche parte. E questo è un buon punto di partenza. Vediamo l’effetto che fa e poi avremo modo di correggere la traiettoria. Certo, la mobilità delle persone deve comunque essere garantita. Nei modi prestabiliti, però. I dati riscontrati nel monitoraggio del via vai sul passo Sella nel mese di agosto di quest’anno ha dell’incredibile: 60 mila veicoli a motore, quasi 30 mila le bici. Qui bisogna meditare e agire, senza perdere più un minuto. Dipende da noi: perché ognuno ha l’ospite che si merita. E se vogliamo turisti consapevoli, rispettosi, soavi, leggeri, puliti, in armonia con quello che le montagne esprimono, allora dobbiamo essere noi a dare il là. Al turismo servono confini ben delineati, perché una società deve sempre chiedersi: economicamente e socialmente quello che facciamo è sostenibile? Con incoscienza ambientale e imprenditoriale; con irresponsabilità, usare l’Unesco ad esempio solo come strategia di marketing; con ignoranza, vale a dire non conoscenza del territorio; con campanilismo ottuso e diffidenza miope, vale a dire incapacità di coltivare una visione d’insieme del territorio e cura di piccoli interessi locali e particolari; con l’incompetenza non andremo lontani. Qui bisogna agire subito. Non esistono mete irraggiungibili, ma esistono solo passi più o meno lunghi da fare. Adesso o mai più. Ben vengano, allora, questi Green Days. Ne sono convinto: stavolta ce la faremo. Emerge forte la volontà di un cambiamento, vista anche la grande partecipazione dei lettori alla campagna lanciata dai quotidiani Trentino e dall’Alto Adige. E poi, incredibile a dirsi, lo vuole la politica, e lo vuole il tenace assessore Theiner, certo più visionario di molti albergatori e operatori turistici.
Ebbene sì, adesso so per che cosa vale la pena combattere: have a green day, Dolomites!
michil costa, Alto Adige, 13/09/2016