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La legge del kharma vuole che l’essere umano debba pagare il prezzo degli errori commessi nelle esistenze passate e presenti. Allo stesso tempo, gli errori sono, o dovrebbero essere, i nostri migliori maestri. Tutto è collegato in qualche modo. Siamo un’unica grande famiglia e siamo responsabili di quel che facciamo. O che non facciamo. Il che non vuol dire sentirsi in colpa. Piuttosto, averne consapevolezza può aiutarci a migliorare, a trovare quel coraggio necessario per affrontare il futuro. E la responsabilità non va vissuta come un’imposizione pregna di accezioni moralistiche. Un problema, può diventare un’opportunità, i grandi frutti si colgono quando tra gli uomini c’è relazione, scambio, condivisione. Io imprenditore desidero, voglio instaurare un rapporto armonioso con il collaboratori per innalzare lo stato di coscienza, per comprendere la realtà, per creare nuove dimensioni future. 

Siamo noi in buona misura a determinare il corso degli eventi della nostra esistenza. È questa la nostra responsabilità. Responsabilità, come valore. Io operatore turistico so che chi ci visita non è un mero consumatore: prima di tutto è una persona. L’ospite, infatti, non è un portafoglio e noi albergatori abbiamo la responsabilità di saperlo, di capirlo e di agire di conseguenza.

È vero, il turismo ha poco di autentico. E nemmeno ciò che piace all’ospite, anche se il suo gradimento può portare a un successo economico, è di per sé autentico. I villaggi turistici? Gli spostamenti di massa da un tropico all’altro alla ricerca di un viaggio che è ormai solo consumo incondizionato di città, musei, piazze, parchi? Gli chalet di montagna come villette a schiera di un’idea di paesaggio incontaminato che è ormai luogo comune bell’e buono? C’è ben poco di autentico in tutto questo e lo sappiamo noi, così come lo sanno gli ospiti. Creiamo modelli di finzione e li condiamo con parole come unicità, green, e altre diavolerie di marketing a tutti i costi.
Va da sé: non sono le nostre offerte turistiche a essere uniche, caso mai lo sono le Dolomiti, il Monte Bianco, la Cappella Sistina. Per questo vanno difesi, tutelati, preservati.
Responsabilità come valore. Equazione di un’idea di futuro che non si basa sull’illusorietà dell’unicità.
I botti di Capodanno sono unici? Non certo per i caprioli o le mucche nella stalla.
Valori. O li viviamo e ci crediamo e pensiamo bene a quel che diciamo o è meglio lasciar perdere. Mi piacerebbe che fra tutti i cartelli di “lavori in corso” che servono per sventrare le montagne, costruire centri commerciali e via dicendo, ce ne fosse uno con su scritto: “valori in corso”. Penso proprio che ci sia molto da fare e allora su, diamoci da fare. Che il lavoro sui valori inizi da noi; che il 2017 ci porti consiglio.

Alto Adige, 04/01/2017