L’amore è come andare in bici. Ci vuole resilienza, perseveranza, cuore.
Eh sì, l’amore è come andare in bici. Ci vuole condizione. Condizione e pazienza. Bisogna accettare le sconfitte, i rifiuti, le negazioni, le privazioni e non smettere mai di crederci. Non smettere mai di pedalare. Per non perdere l’equilibrio, per raggiungere quella gioia infinita che l’amore come la bici sanno dare.
Quando le forze sono allo stremo, quando la voce interiore ti dice ‘rinuncia’, nel tuo viaggio ci vuole abdicazione. Perché se vi è rinuncia, vi è generatività. Non farai più le cose per te, ma per il viaggio in sé. Solo con una personale rinuncia ci può essere una collettiva generatività: ecco la strada che conduce verso il bello. Chi rinuncia è umile. Umiltà e uomo derivano entrambe da humus, Terra. L’uomo nasce creatura umile, la piccola creatura generata dalla terra. È virtù fondamentale, l’umiltà: è il farsi piccoli nei confronti dell’Infinito, dell’Anima, dell’Assoluto. Non facendolo pecchiamo mortalmente. Perché se non riconosciamo l’essere Dono dell’Assoluto, chiamiamolo Dio, ci rendiamo mortali. Finiti. Attraverso tutte le creature l’Assoluto si manifesta. Gli uccelli cantano non per fare piacere a noi esseri umani, ma perché sono lode di Dio, come noi. Siamo quindi dono e siamo fragili, ma siamo relazione. Ubi maior minor cessat, dove vi è il maggiore il minore decade. Io umile uomo posso diventare magnum insieme agli altri. Rinunciando al mio egocentrismo mi apro verso l’altro. Ed è togliendo una parte di me, facendo spazio all’altro che nasce, inevitabilmente, quanto di più alto ci possa essere: l’amore.
A presto alla Maratona 2017, la Maratona d’Amore!

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