È come viaggiare indietro nel tempo: mi ritrovo a soggiornare in un Grand Hotel anni Venti, in uno di quegli affascinanti palazzi nei quali s’intrecciano le storie di persone che s’incontrano, di amori che nascono, di un’aristocrazia che scimmiotta la nobiltà, potendo concedersi il lusso più sfrenato. Monsieur Cesar Ritz per primo monetizza il concetto di ospitalità ricca. Ed ecco sorgere in Italia, nell’inconfondibile stile liberty con le finestre di Chini, il Grand Hotel a Rimini; e poi a Sorrento, a Santa Margherita Ligure e a Villa d’Este, a Venezia come a Roma. Oggi sono ancora palazzi stupendi in mezzo a tante brutture cittadine.
Ed eccomi a Montecatini, Terme del Tettuccio. Quanta meraviglia racchiusa in uno spazio semiaperto: negli anni Venti le terme sono state rifatte sul concetto di quelle romane. Si è accolti dalle statue che rappresentano la Sorgente, la Medicina, l’Igiene, la Salute. L’elemento principe però rimane la fonte contornata da diverse raffigurazioni che invogliano il visitatore a sentirsi bene con la benefica acqua. Immagino distinte signore con capelli alla maschietta, palpebre scure e bocca rosso cupo a disquisire su come curare la pelle e sulla fantastica invenzione della cipria in polvere, sorseggiando la miracolosa bevanda. Per non parlare della loro raggiunta emancipazione. Non a caso per molti anni la donna aviatrice sarà simbolo di libertà e indipendenza. Mi hanno invitato a parlare di turismo; sul tavolo una bottiglietta d’acqua di provenienza bresciana con accanto un triste bicchierino di plastica. “Scusate, un po’ d’acqua di Montecatini si può avere”?
Ma come, penso fra me e me, Montecatini, uno dei posti più affascinanti che abbia visto, non crede nella sua forza? A volte, è proprio il caso di dirlo, in un bicchiere d’acqua ci si perde. Oppure in un mare di speculazione.