L’educazione è un valore da recuperare, perché rappresenta un’apertura verso il prossimo, una imprescindibile forma di rispetto, un baluardo al dilagare dell’inciviltà.

L’anticonformismo delle buone maniere

Credo che quando un ospite, o presunto tale, chiama un nostro collaboratore “pezzo di m.” entri in ballo il concetto di educazione. Se poi l’epiteto è accompagnato da gesta comprensibili a ogni latitudine e seguito da pessime recensioni sui portali, allora quel credo iniziale lo cambio in un “ne sono certo”. L’educazione è un concetto strettamente legato alla formazione della personalità intellettuale e alla capacità di comportamento sociale. Di conseguenza l’educazione ha un valore universale e non dipende esclusivamente dalla cultura del paese da cui proveniamo. Si diventa cafoni quando si ha un deficit educativo. Ed è gioco facile per il cafone considerare l’educazione demodé.
Chi starnuta chiede scusa, questa è educazione. E si freni la lingua: “salute” non si dice. Noi maschi pensiamo di essere più affascinanti a camminare con la giacca aperta quando portiamo la cravatta? Pensiamo di essere tanto educati da fare entrare le nostre signore per prime in un ristorante? E perché ci sediamo per primi e non alziamo il sedere quando la signora torna dal bagno? Molto spesso si tende a considerare la maleducazione una forma di coraggio anticonformista, ornarsi di atteggiamenti arroganti per essere paladini dell’egualitarismo. Invece c’è un nesso preciso tra buone maniere ed educazione.