Nell’associarmi all’appello di Cacciari mi chiedo dove sia andata a finire la parola ambiente. Certo, la questione ambientale è un peso sullo stomaco dell’intera umanità. Per questo pochissimi capi politici la prendono in considerazione. Ci sono dati inquietanti e cambiamenti sotto gli occhi di tutti: quanto è diventato triste il ghiacciaio della nostra povera Marmolada! Alexander Langer oltre trent’anni fa sosteneva che “le cause dell’emergenza ecologica non risalgono a una cricca dittatoriale di congiurati assetati di profitto e di distruzione, bensì ricevono quotidianamente un massiccio e pressoché plebiscitario consenso di popolo.” Si tratta di cultura, di una battaglia culturale, altroché. Purtroppo le sue parole sono rimaste inascoltate da una sinistra sorda e molto spesso collusa. E sempre Langer dichiarava ormai troppi anni fa che la nostra “è una società di persone sole, di consumatori bulimici, di spettatori assuefatti, dagli orizzonti corti e frammentati.” Ed è in questo contesto che il populismo ha buon gioco. Se la sinistra non pone al centro del suo essere la questione ambientale, che significa libertà, diritti, uguaglianza, consapevolezza, condivisione, rinuncia e coraggio, non ha nessun futuro. Non vorrei che ormai fosse troppo tardi