Saranno due anni molto difficili, ma come ogni crisi, anche questa che ancora sembra accelerare, prima o poi si ritirerà.

Un fattore nel turismo è che i flussi, spesso, non finiscono piano piano, ma a causa di eventi imprevedibili e incontrollabili, come se qualcuno all’improvviso ti chiudesse i rubinetti dell’acqua. Questa crisi lascerà cadaveri sul posto, aziende sul lastrico, famiglie disperate. Andranno monitorati i costi, ripensati i bilanci di previsione, rifatte le pianificazioni, tagliate le spese non necessarie, ma nel contempo sarà importante stare molto attenti a non tagliare nei posti sbagliati, tagli che potrebbero compromettere il futuro delle aziende.

Il marketing per esempio va ripensato nei suoi approcci divulgativi e convenzionali e lo sviluppo aziendale andrà pianificato ancora meglio, senza però fermare progetti importanti. Abbiamo ora bisogno non di un piano strategico nel lungo, ma nei periodi breve e medio, un piano dinamico da poter plasmare a seconda degli andamenti in corso.

Formazione, innovazione, dinamicità

Dovrà essere un tempo votato alla conoscenza, un percorso di riflessione e studio, verso una via formativa per formarci. Dobbiamo esigere molto da noi stessi e dai nostri collaboratori, dobbiamo spremere la materia grigia, essere esigenti, spronare le proposte di idee innovative. Tutto è meglio dell’immobilità.

Non andremo in giro con l’anello al naso: continueremo a tenere alta l’attenzione verso la responsabilità sociale, anzi, a curarne tutti quei dettagli che abbiamo bistrattato in passato. L’angoscia, che ora sembra prevalga nella maggior parte delle persone prende il lato irrazionale e ci induce in scelte sbagliate. Non decidiamo sulla base delle emozioni (spesso negative) ma volgiamo l’attenzione a una gestione organizzata, utile sempre, ma preziosa proprio in momenti di crisi.

Questa emergenza ci sta insegnando molto e se riusciremo a coglierne l’insegnamento, ce la faremo, ne sono sicuro.

michil