Ripartiti, un po’ tanto riformati, ma ci siamo davvero reinventati? Non è facile con una Casa come la nostra reinventarsi, ma possiamo provarci senza creare danni.
La recessione economica iniziata nel 2007 non mise in questione il “comportamento da consumatore”, questa crisi invece lo fa. E dovrà reinventarsi tutto il settore della sharing economy, quel modo straordinario di andare alla scoperta del gran bel mondo. Sarà dura,
Airbnb che con la sua prorompenza ha demolito ovunque consolidati comportamenti della polis e dei suoi abitanti, ha licenziato un quarto dei suoi impiegati. L’economia della condivisione farà fatica a riprendersi nel breve periodo, e sarebbe addirittura difficilissimo se pagassero le tasse come facciamo noi albergatori
Insomma, dovremo adeguarci, riformarci e reinventarci, perché le abitudini per un po’ cambieranno. Riformiamo la formazione collaboratori. Vorrei che quando i ragazzi lasciano le nostre case per altre avventure, portino con sé l’esperienza accumulata qui. Un cameriere che lascia le nostre Case, un cappuccino deve saperlo fare in modo eccellente, e deve conoscere la differenza tra un Bourgogne e un Bordeaux. La domanda che un bravo albergatore dovrebbe farsi e che non dovrebbe mai dimenticare è: che ragazzi vogliamo portare avanti? Che tipo di persone vogliamo attirare? L’eccellenza, la qualità in pensiero e azioni inizia da loro, i nostri collaboratori. E saranno loro i nostri ambasciatori nel mondo che insieme a noi, contribuiranno in modo attivo a dare valore al mestiere dell’ospitalità.
Lo scopo di un albergatore dev’essere quello di aumentare conoscenza e consapevolezza, portando la percezione a un livello superiore, contaminandoci a vicenda. Non si tratta quindi solo di lavorare con delle marionette, di dare ordini ed eseguire, ma di fare diventare, ognuna delle persone vicine a noi, aiutandoci e stimolandoci, imprenditori illuminati.
Il tratto tipico delle emergenze è quello di un tracollo dell’immaginazione. Tipicamente, nelle emergenze ci concentriamo sulla realtà nuda e cruda, sulla cronaca quotidiana, ci interessano contagi e percentuali, lavoriamo alla nostra efficienza, all’operatività, ascoltiamo virologi, matematici, strateghi e così smettiamo di sognare. Vengono additati i sognatori, accusati di mancanza di pragmatismo, ma una bancarotta dei sogni non può esserci! Io non ho nessuna voglia di smettere di immaginare.
Riformiamoci e reinventiamoci per non finire come il crack del Cirque du Soleil. Un luogo di fantasia che ci è stato rubato, un’istituzione che ha fatto sognare migliaia di bambini. Alla pari di musei, scuole, biblioteche, luoghi di creatività e immaginazione. Un crack che ci tocca tutti noi, perché relegare sogni e artisti a cose poi non così vitali, di second’ordine significa andare in direzione automatismi togliendoci un pezzo di umanità
Or su quindi, avanti albergatori, creiamo una fantastica squadra sognatrice di bellezza!