Fino a poco tempo fa, il nemico era il foresto che andava a irrompere nel consueto, c’era il problema del lupo, dei collaboratori che era difficile trovare, dell’overbooking a Natale, dei petardi a Capodanno. Fino a poco tempo fa il problema era l’affollamento sulle piste da sci. Di qui a poco sarà invece, sarà l’affollamento nelle cabine degli impianti di risalita.
Oggi il consueto non c’è più. Il 60% degli europei soffre il peso dell’attuale situazione. Il disorientamento, la tristezza, il pessimismo. Noi umani abbiamo un pregiudizio negativo innato. Dal punto di vista della sopravvivenza è più urgente usare il bastone che procurarsi una carota. In questo non aiutano i media: più scorre il sangue più sale l’audience. Le esperienze negative hanno più impatto di quelle positive. La negatività si autoalimenta, la positività dura poco, ancora meno quella superficiale creata da alcool, feste, droghe.

Il bacillo però non è un castigo divino, può essere invece una buona opportunità per farci riflettere andando a sviluppare i punti di forza interiori, la determinazione, il senso di prospettiva. Questo è un capitolo della nostra esistenza, è un periodo che stiamo vivendo e che sarà limitato, questa situazione non è tutta la vita.
“Sta come un pesce che ignora l’oceano, l’uomo nel tempo.”, Issa Kobayashi. Siamo fortunati a non essere nati donna in Afghanistan. Dobbiamo relativizzare per non farci inghiottire. Assorbire il buono, sentire quel che ci fa stare bene. Stare bene con noi non è egoistico, vanitoso o peccaminoso. Non servono corsi di meditazioni, può bastare un buon caffè, l’acqua calda della doccia. Noi siamo importanti. Non facciamoci distrarre da quel che non possiamo cambiare, concentriamoci su ciò che è possibile. La leggerezza è nella mortalità, nella comprensione del finito. Alla base di tutto c’è sempre la conoscenza, l’istruzione, la formazione; il male del mondo è l’ignoranza. Tendiamo a sovrastimare le minacce che ci vengono incontro mentre sottovalutiamo le risorse con le quali siamo in grado di affrontarle. Questa società ha bisogno di filosofi, di poeti, di psicologi. Troviamo rifugio nella ragione, nel processo di comprendere e risolvere le cose, le quali sono risolvibili da noi.

Anche l’ospitalità, il turismo, in questa situazione, ha bisogno più che mai di conoscenza. Un cameriere non può più limitarsi ad essere efficiente, deve avere una formazione basilare di materie umanistiche e di psicologia, come un buon insegnante non può limitarsi a conoscere solo le “sue” materie. Ai ricevimenti abbiamo bisogno di persone che sappiano come accogliere per fare accoglienza ed essere ospitali. Salutare con gentilezza anche il viandante di passaggio che vuole solo andare in bagno, questa è accoglienza. Non importa quel che facciamo, ma come lo facciamo. Le stanze possono anche essere perfette, ma soprattutto hanno bisogno di cura e di attenzione al dettaglio. Lo stesso vale per la cucina, che non può limitarsi alla perfezione di una disciplina rigorosa da caserma militare, ci vuole attenzione, empatia, equilibrio. Un esercizio ricettivo deve essere educante per tutti: oste, ospite, collaboratore, fornitore, stakeholder. Iniziamo con l’eliminare le bestemmie, i linguaggi violenti, i troppi inglesismi e i ragionamenti di puro marketing tecnico. La bellezza è educazione e si declina ad ogni livello della quotidianità. La cura è un angelo tutelare, dalla musica negli ambienti comuni, al caminetto sempre acceso, a un tè venduto e servito secondo i parametri di un rituale, eliminando le buste fai-da-te. Il sorriso è un obbligo. Ogni ospite è una conquista.
Quella che stiamo vivendo è una sfida e di fronte a ogni sfida, sta a noi decidere se ammainare le vele e soffiarci dentro, oppure abbassarle e rimanere in balia del vento. Il piccolo e privilegiato mondo dell’Alta Badia può ancora permettersi di parlare di Bellezza. A non tutti è concesso. Vediamo di curarla e salvaguardarla questa Bellezza. Umanità e lusso, questo è il binomio vincente, dove lusso non significa l’eccessivo, lo stravagante, lo spreco, bensì la cura del dettaglio, l’attenzione ricercata, lo spazio e il tempo, servizio impeccabile e cortesia, umanità e empatia.
Questo è quello che dobbiamo fare, guardare al domani relativizzando il qui e ora per cogliere l’insegnamento e migliorare ancora, umanamente.