Se diventiamo ciechi davanti a tutto il Bene e il Bello che c’è, se continuiamo a demoralizzarci, perdiamo la speranza. Il tragico, per molti drammatico, momento, se amplificato fa nascere un’inerte tristezza che favorisce la sottomissione. E allora sì, inermi, assisteremo all’avvicinarsi della catastrofe.

Ma noi abbiamo la capacità di scegliere: possiamo regredire o stimolarci a vivere meglio guardando a quel che di buono c’è. Per capire il buono proviamo a capire quel che buono non è. Mi è incomprensibile chi fantastica le varie teorie del bacillo fabbricato contro l’occidente o di Paesi che complottano per iniettarci nanotecnologie con lo scopo di schiavizzarci. Rimango basito da coloro che non credono che l’uomo sia arrivato sulla luna e che sono convinti che gli extraterrestri ci spiano e che tessono trame con l’alieno governo americano che mira all’egemonia del mondo. Una buona parte delle persone che si prende ora il tempo di leggere queste mie righe non crede che la scienza ci dica la verità sul virus. Teorie affascinanti, fantasticherie messe in giro da “alternativi” che si beano di possedere un pensiero originale e che evidentemente è molto più interessante di fatti scientificamente provati. Pessimisti che non contribuiscono a un mondo migliore, convinti che quel che va male andrà peggio; eppure, spesso sono reputati più intelligenti degli ottimisti, e riescono anche a fare proseliti con il loro continuo squalificare tutto e tutti, ininterrottamente occupati a seminare sospetti e colpe propagando sfiducia e perplessità.

È una mancanza di conoscenza la loro che, causa anche delle specializzazioni scientifiche che non sanno usare parole comprensibili al popolo di dura cervice, fa breccia con estrema facilità. Le ignoranze amplificate non solo sono problematiche, ma anche pericolose. Nihil sub sole novi, nulla di nuovo sotto il sole: chi pretende di farsi delle giuste opinioni su temi complessi tramite tweet, immagini ad effetto o al massimo leggendo un giornale o guardando un solo tg regionale non potrà uscire dal suo limitatissimo mondo. Così come la cultura delle persone non è chiaramente in grado di seguire lo sviluppo tecnologico, anche la politica non riesce a seguire la complessità del mondo in veloce evoluzione. Non aspettiamoci quindi la bacchetta magica da chi ci governa, sarebbe puerile.

All’inizio dell‘800 si credeva che leggere fosse dannoso per i bimbi e che i romanzi rovinassero il carattere delle persone. La cultura è pericolosa, bene lo sapevano i sistemi totalitari. L’essere umano ha l’obbligo di impegnarsi a crescere, dentro e fuori, non lasciandosi coinvolgere dalla paura di fallire. Possiamo educarci a vedere il Bello, meravigliarci delle prime rondini nelle Dolomiti, di queste guglie che se ne infischiano altamente dei nostri dilemmi quotidiani. Possiamo imparare dalle parole del Papa, altrettanto belle. Può darsi che l’essere umano non sopravviva alla pari di tante specie esistenti che stanno scomparendo, ma non dobbiamo non credere nella capacità di essere flessibili. Il genio dell’uomo, la sua sete di conoscenza, la capacità di reagire rapidamente, di trovare soluzioni a problematiche all’apparenza irrisolvibili ci dimostra che possiamo fare tanto. Negli anni ‘80 oltre il 40% della popolazione del mondo era estremamente povera, oggi è il 9%. Di morbillo morivano fino agli anni ‘60 un paio di milioni di persone all’anno. Abbiamo trovato rimedi contro la poliomielite, la difterite, la malaria, il colera, la tubercolosi e la scienza troverà rimedi contro i tumori e l’aids. Muoiono meno persone nelle varie guerre del mondo rispetto a cinquanta anni fa e se nel mondo c’è ancora troppa violenza, lo stesso mondo è meno dispotico di un tempo. Arriveremo ai dieci miliardi di persone nel 2050, e ci saranno forti crisi in tante parti del globo, ma la Terra non perirà di sovrappopolazione. Prima della Seconda Guerra Mondiale le donne non potevano votare in Italia, e nessuno si sarebbe meravigliato di una sedia che manca per una Signora. Le città di Dante vivevano grandi trasformazioni, le torri che ora ammiriamo erano in guerra una con l’altra. Ma da tutto questo è nato l’Umanesimo. Le deboli aristocrazie subivano l’assalto delle classi nuove, e la dirompente borghesia sarà poi l’anima della grande Firenze del Trecento e del Quattrocento. Le strazianti guerre civili erano permanenti e di certo non esistevano i pronto soccorso psicologici e adesso gli architetti stanno lavorando sulle città perfette, più belle e vivibili. C’erano conflitti teologici, domenicani che facevano concorrenza ai francescani, si litigava per chi aveva la chiesa più forte. Quella chiesa che ora si appassiona a investimenti finanziari né giusti né buoni, ma è anche più determinata a denunciare i casi di pedofilia.

In Danimarca stanno costruendo un’isola artificiale che produrrà energia rinnovabile per tre milioni di famiglie, i grifoni sono tornati in Sardegna. Le plastiche ancora inquinano i mari ma il buco dell’ozono si sta chiudendo, e noi non abbiamo molto tempo per salvarci, e per arrivare su Marte ci vorrà del tempo, ma la speranza è un rimedio portentoso. Speranza significa attivarsi in un fare attivo e quotidiano, non starsene seduti a leggere fakes su fb e spedire in giro i pacchi con Amazon, quelli sì che rischiano di governare i Paesi. Dittature invisibili che si impadroniscono di risorse comuni esentasse, che oggi reputiamo intelligenti, ma che in un prossimo futuro possono rivelarsi profondamente colpevoli del nostro disagio.
La montagna da scalare è ripida e faticosa, ma il miglior modo per farlo è non pensare al dolore della fatica ma a quanto è salubre camminare godendoci ogni passo e tutto quel che di bello ci circonda. Siamo costantemente attorniati dalle sfide della vita, è un lavoro che non finisce mai. Non diamo troppo peso né a chi crede che la scienza ci salverà, né a chi crede al tutto che va male. Chi manderà avanti il mondo saranno i possibilisti, e io sono fra quelli.