Sono un uomo, sono un maschio, che lavora con le donne e che ogni giorno si confronta con donne. Sono un maschio, che con gli altri maschi deve imparare ad andare oltre. E questa annuale occasione, che nasce da una tragedia, ci è utile a ricordare che dobbiamo andare oltre il giorno di festa. Oltre la celebrazione, la ricorrenza, il rituale.
Oltre le mimose e le frasi di circostanza. Possiamo fare meglio del bacio occasionale, del saluto e dei buoni propositi. Andiamo oltre i cliché del politicamente corretto. È inutile festeggiare quando i soprusi, l’oltraggio e la prevaricazione sono l’ordine del giorno di una cultura machista e patriarcale. Patriarcale, aggettivo obsoleto, che si riferisce ai patriarchi ebrei: Abramo, Isacco, Giacobbe e altri. Ha senso quindi celebrare quando ogni settimana una donna subisce violenza ed è uccisa per mano di un uomo?
Quando la donna è ancora troppo spesso ritenuta oggetto, santa o sgualdrina? Andiamo oltre. Oltre la propria isola, come diceva Wittgenstein: “Ciò che volevo definire erano i contorni di un’isola, ciò che ho scoperto erano invece le frontiere dell’oceano”. Oltre, perché per completare l’uomo non può che esserci l’incontro col proprio simile.
Per andare oltre bisogna agire sul presente, e far sì che il rispetto, la parità, la tutela dei diritti siano pratica quotidiana e non parole trite. Verità che devono far parte, sempre, del nostro vivere comune. Oltre. È indispensabile che l’8 marzo sia tutti i giorni dell’anno e che tutti i giorni dell’anno siano rondini, ciclamini, nuvole, profumi, albe e tramonti che sappiano abbracciare, accarezzare, amare la terra. E chi la vive.
Andiamo oltre, insieme. Donne e uomini. Ragazze e ragazzi. Bambine e bambini. Nonne e nonni. Oltre i turni di lavoro massacranti, anche nell’ambito del turismo. Guardiamo insieme, soprattutto noi imprenditori, oltre l’iniqua scelta posta a troppe donne tra l’essere madre e non lavorare e il suo opposto: lavorare e non essere madre. Spingiamoci oltre il cliché del bel vestito, o dei tacchi e del rossetto. Ci vuole libertà anche nell’indossare quello che si desidera e la libertà che tutti possano agire in base a ciò che sentono. Nel rispetto reciproco.
Andiamo oltre. Oltre l’insopportabile ‘se l’è cercata’. Insopportabile. Oltre le imposizioni e i sorrisini e le vili battutacce e gli stereotipi. Oltre le quote rosa, anche se utili a colmare lacune imposte dal sistema maschilista. Oltre gli slogan stantii e beceri del Dio, Patria e Famiglia. Oltre i veli imposti. Oltre le moine e le smorfie. Oltre gli standard che troppe volte vedono la comunicazione di un prodotto possibile solo se associata all’ uso del corpo di una donna. Oltre l’estetica del sexy patinato. La sessualità deve essere libera e non condizionata. E, come cantava Dalla, che ognuno faccia come le o gli piace. Di nuovo, nel rispetto reciproco.
Andiamo oltre: oltre la schiavitù, la mercificazione, l’abuso, l’imposizione. Oltre la violenza e l’abominio. Oltre l’obsoleta logica dell’uomo possessivo, egoista e che si ritiene superiore in base a criteri atavici, retrogradi, reazionari e mistificatori.
È ora necessario che si vada oltre, e per poterlo finalmente fare tutti gli uomini, noi maschi tutti, e noi compresi e me compreso, devono fare un passo indietro. Viva l’8 marzo: viva le donne, che sia sempre un giorno, dopo giorno, di liberazione per tutti gli esseri umani.