Siamo nel buio e non lo sappiamo, ma abbiamo già ricevuto il dono più prezioso: la vita.

Che preziosa la vita, una gemma di cui non ci hanno detto il valore.

Nasciamo e iniziamo a dimenarci, quasi a combatterla da subito, inconsciamente paurosi di quello che ha in serbo per noi.

La vita però è così bella, anche con i suoi momenti che belli non sono.

E Dado, Dado Duzzi, ogni volta che lo incontravo, ogni volta che lo sentivo, proprio lui, dentro il suo dramma personale, mi accoglieva domandandomi: “Ehi Michil! Come stai?”. Proprio lui che stava in ospedale da mesi chiedeva a me, a me, come stessi. E mi diceva: “Non voglio che chi mi sta accanto soffra per me!”.

Dare forza agli altri, non concentrarsi solo su sé stessi, ma donarsi agli altri. Quante cose mi ha insegnato. Mi disse un giorno che non gli sarebbe piaciuto passare ad altra vita in modo repentino, immediatamente. Perché, quando uno se ne va piano piano, ha la possibilità di aggiustare le cose e di ridare all’universo quello che gli è stato prestato alla nascita in condizioni fisiche magari non ottimali.

L’energia che lui aveva dentro di sé era qualcosa di straordinario. La forza della vita si esprimeva dentro quel corpo martoriato dalla malattia.

La vita in lui inarrestabile, anche quando la danza della vita si avviava alla fine.

Veniamo al mondo e la prima cosa che facciamo è piangere, ma poi scopriamo che in realtà Dio ha fatto in modo che la bellezza esista e che sia eterna. Tutto ciò che esiste, esiste per sempre, e se ci dicono che la morte sia per sempre anche la vita è eterna.

Mi piace pensare a quello che dice un mio amico: “Se nessuno è mai tornato dall’ aldilà, significa che lì si sta davvero bene”. E mi rassicura pensare che Dado sia ora in quell’infinito luogo di luce e gioia, e serenità.

Siamo fatti di purissima luce e io un po’ di quella luce di Dado ora la porto con me, sempre la porterò con me; ora in me sicuramente c’è anche un po’ di lui.

Dado, in volo tra gli angeli, avvolto di luce e pace, nell’ eterno esistere dell’essenza che vi è dopo la morte. Lo immagino nella sua danza continua, leggera, in un luogo dove l’amore è per sempre.

Una cosa è certa: l’amore non finisce, solo perché siamo sepolti o dentro un’urna (le mie ceneri su una vetta dolomitica), ma noi siamo energia pura, luce vera, e se si appartiene allo stesso albero, ci si ritrova, in altri tempi e in altre dimensioni, insieme.

E qui ci è utile il concetto dell’impermanenza, che non si può che accettare senza bisogno di comprendere. Ma servono comunque menti grandi, e Dado aveva anche una grande mente.

E sapere che qualche suo atomo è rimasto attaccato al mio foulard mi fa stare bene. Quando quelle campane l’altro giorno hanno suonato per te, hanno anche suonato un po’ per me.

Dimensioni, tempo, realtà, so che stai bene ora Dado, anche se mi mancherai.
Grazie di avere impreziosito la mia vita.
Buon viaggio amico mio.
.m