“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata”, diceva Mikhail Gorbaciov. Nei giorni scorsi le amministrazioni provinciali di Bolzano, Trento e Belluno e i Comuni di Corvara, Selva Gardena, Canazei e Livinallongo hanno approvato il protocollo d’intesa sulla mobilità sostenibile lungo i passi dolomitici. Un buon punto di partenza ma niente di più. Per l’ennesima volta si fa genericamente riferimento alla riduzione delle emissioni inquinanti, all’incentivazione dell’uso di veicoli “puliti”, alla creazione di centri d’interscambio tra mezzi di trasporto privati e pubblici e alla riduzione del numero di transiti sui passi e nei centri abitati. Ma, in concreto, quest’anno non si va oltre l’auspicato incremento del trasporto pubblico locale, favorito da biglietti integrati e campagne di comunicazione, e nei prossimi due verranno realizzate le corsie ciclabili (a 20 centimetri da moto che sfrecciano a 120 km/h!) e saranno costruiti i parcheggi dedicati, mentre altri progetti dovrebbero vedere la luce in un futuro ancora più lontano.
Quanti ne abbiamo letti di protocolli, di miracolosi studi di fattibilità, quanti ce ne sono stati propinati? Il problema va risolto alla radice, il traffico privato andrebbe fortemente limitato, i passi vanno chiusi dalle 10 alle 15, da maggio a settembre.
Del resto, pretendere che lo stop al traffico sulle Dolomiti venga deciso da tre giunte nelle quali sono presenti i cementificatori per eccellenza è assurdo. Diverso sarebbe il discorso dell’Alto Adige, dove la Lega fa poco più che presenza: la Volkspartei potrebbe far valere la forza dei numeri (come del resto è abituata a fare, a tutti i livelli) e chiudere Passo Gardena e il versante di competenza del Campolongo e del Falzarego. Con un passo chiuso, le auto non potrebbero più fare il giro per diletto e gli escursionisti troverebbero un po’ di pace dall’assordante rumore delle moto.
Ma credere che l’assessore incaricato trovi il coraggio di prendere una decisione così forte è un’illusione. Non ne è capace, come non ne fu capace il suo predecessore. Sbagliava uno e sbaglia anche l’altro, incantati dal pianto greco degli esercenti dei passi che temono per i loro incassi. E sbagliano anche i miei colleghi perché invece, con i ciclisti affaticati e i pedoni non più stressati dalla caccia al parcheggio, farebbero ottimi affari, ne sono sicuro. Chi oggi sale in quota con l’auto per poi camminare potrebbe lasciarla in valle e cambiare semplicemente destinazione, non più il Piz Boè ma il Passo Gardena, che da Selva Gardena in su offre paesaggi meravigliosi, i luoghi dove un tempo riposavano i cacciatori. Ma queste cose i nostri amministratori – lo stesso assessore, peggio ancora il presidente degli albergatori– non le conoscono: il loro peccato, più che l’incoerenza morale, è proprio l’ignoranza. Come diceva Oscar Wilde, ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno.