Inutile iniziare bene questi mondiali, con le Olimpiadi che verranno vinceremo comunque. Vinceremo in più speculazione, più consumo del suolo, nuove strade e cavalcavia nelle Dolomiti.
Dire oggi di no alle Olimpiadi significa dire sì alla tutela di un territorio e difendere una fragile identità montanara. Il rischio ora è quello di una banalizzazione del paesaggio; sono in agguato la violazione e la volgarizzazione.
Se le Olimpiadi 2026 rispecchieranno quella che è stata la deludente cerimonia di apertura dei Mondiali di Cortina, allora non possiamo che rimarcare i molti dubbi che ci sono riguardo a un evento che si chiamerà Milano-Cortina. È inutile parlare di cultura, qui interessa solo il marketing, il business. E già che si fanno affari, sarebbe bene farli come si deve. Da ladino mi sono sentito tradito, da uomo di montagna mi sono sentito offeso: durante la celebrazione mancava calore, colore, empatia, gusto. Mancava una visione d’insieme delle Dolomiti.
“Lodo la danza perché libera l’uomo dalla pesantezza delle cose e lega l’individuo alla comunità. Lodo la danza che richiede tutto, che favorisce salute e chiarezza di spirito, che eleva l’anima” diceva sant’Agostino. Bene, a Cortina sono stati bravi a slegare l’individuo dalla comunità e ad appesantire l’anima di chi confidava che la poesia sarebbe subentrata alle parole. Da ladino confidavo, seppur per un breve momento, verso una scorciatoia di felicità, e la danza è una di queste. Quello che si è visto, a parte pochi bei passaggi tra i quali una Gianna Nannini in buona forma, nulla c’entrava con noi e il nostro territorio. Ho trovato quasi tutto insufficiente, deprimente, ingiurioso.
Belle, certo, Verona e Venezia, ma non sarebbe stato meglio unirsi con il Südtirol Alto Adige e il Trentino pensando a un messaggio coeso, alto, puro e sincero, mettendo al primo posto le nostre Dolomiti tutte, invece che limitarsi al proprio interesse di campanile?
Ma noi siamo un popolo di montagna che vive con il turismo. E teatro di questo rapporto è la comunità, nell’accezione più intima e delicata del termine. La comunità nella quale viene offerta vera ospitalità è quella nelle quale si agisce con umanità. Non possiamo limitarci a fare gli albergatori, noi dobbiamo essere albergatori. Ed essere autenticamente albergatori significa non fermarsi davanti alla continua ricerca del giusto. Di cose giuste ce ne sono, ma non sono giuste le Olimpiadi invernali chiamate Milano-Cortina, non saranno loro a salvare chi desidera un turismo consapevole, da una precarietà di valori e di visione in un’unità di intenti.
E quindi mi chiedo: le Dolomiti hanno vinto sul serio?
Siamo alle solite, ed è lecito chiedersi se i buoni propositi di ‘neppure un euro pubblico, ecologia ovunque, zero cattedrali nel deserto’ dichiarati dagli organizzatori delle future Olimpiadi verranno rispettati fino in fondo. Qualche dubbio c’è, e lo ha perfino il Cio, basta leggere le varie inchieste pubblicate sui media. Staremo a vedere. Per ora un bel vedere non lo è stato. La speranza è che tra pochi decenni non scrivano sulle lapidi a cinque cerchi: “E perirono tutti festeggiando”.