La storica Union Generela di Ladins dles Dolomites, anche se assai meno blasonata di taluni apparati politici con a capo uomini ultrastipendiati, è composta esclusivamente da volontari; è un’unione molto complessa, e di difficile gestione.
Con onore e piacere ho potuto assumere la presidenza della Ugld tre anni orsono; a volte prendendo posizioni un po’ troppo radicali, altre volte tentando, con fare sin troppo diplomatico, di trovare le soluzioni ai problemi, alle opportunità. Non sempre sono stato all’altezza delle situazioni.
Ho provato a capire parte dell’anima ladina, la sua complessità, ho visto l’amore che anima tutti quelli che giorno per giorno ci mettono la loro forza. Vorrei ringraziare tutte quelle persone magnifiche, i complimenti vanno anche alla redazione della Usc di Ladins con il suo caporedattore, una bella squadra davvero.
Gli ottimi collaboratori meritano una presidentessa che stia loro vicino, che si prenda il tempo di ascoltarli e di parlare, che li spinga e li sproni. Auspico un forte legame tra la presidentessa e la Usc di Ladins.
Vorrei ci fosse un dialogo pragmatico con gli istituti ladini, l’assessorato, l’istituto pedagogico, la consulta ladina, i comuni, le Unioni di valle. Da trovare urgentemente una soluzione per la Cësa di Ladins a Ortisei.
Il superpresidente trentino Lorenzo Dellai ha da tempo capito l’importanza della Generela. Situazione ferma nel bellunese, e tutta in salita in provincia di Bolzano. Ciò nonostante, l’istituzionalizzazione dev’essere un obiettivo.
Quel che siamo riusciti a raggiungere è stata una buona comunicazione panladina verso l’esterno, che era uno dei traguardi. Quel che ancora manca è una saggia politica linguistica interladina in stretta collaborazione con gli istituti. E manca totalmente una sicurezza economica. In queste condizioni è impossibile potenziare la Usc di Ladins.
È importante che sia ridisegnato complessivamente il tessuto delle province favorendo i processi di ricomposizione e la riscoperta degli antichi rapporti di comunanza storica e culturale. Le peculiarità e le tradizioni linguistiche e culturali sono da rivalutare e anche i modi specifici di affrontare la vita, partendo dai giovani. Bisogna vedere il nostro piccolo grande mondo non come genere di folclore per mera merce di scambio turistico. Va valorizzato il legame con il territorio intrattenuto generazione dopo generazione dalla popolazione in esso residente.
Dobbiamo anche avere il coraggio di ammettere di avere fatto prevalere l’economia individuale sulla politica collettiva e quindi di aver pigiato tanto sull’accelerazione della crescita, senza salvaguardare le sottili, ma importanti differenze fra le valli ladine, sottovalutando quindi anche le conseguenze sull’ambiente.
Dobbiamo fare attenzione alla dimensione locale, criticare e vedere – attraverso e non solo – con gli occhi le conseguenze di scelte ambientali errate e pericolose.
La Union Generela insegna. È scuola di vita. Elsa Zardini, la nuova presidentessa, dev’essere giardiniera, non soltanto terreno delle loro piante. Non ho dubbi che con la decennale esperienza nell’Unione dei ladini d’Ampezzo riesca nell’ardua impresa. Con la sua intelligenza, la sua sensibilità, la determinazione e la sua pazienza riuscirà senza dubbio alcuno a fare dell’Union Generela quel che si erano prefissati coloro che fondarono la prima unione ladina nel lontano 1905: progettare e condividere insieme, con dignità, ma con un valore in più, ossia una ladinità non racchiusa in se stessa ma aperta verso il mondo.
Düt l’bun cara Elsa!