Michil Costa, Presidente Costa Family Foundation – mi riferisco alla pubblicazione delle foto dell’ immolazione del monaco tibetano Lobsang Sherab. Appena ho visto quella pagina, ho pensato subito male, anzi, malissimo. I media hanno un’ esecrabile tendenza a spettacolarizzare tutto, anche tragedie come quella del povero Sherab, che ha sacrificato la sua vita a soli vent’ anni per la causa tibetana. E quella pagina non faceva eccezione, se vogliamo anche solo per la dimensione delle foto di quella drammatica sequenza: il dolore e la disperazione che si mescolano con l’ orgoglio sul volto dell’ immolato, i poveri resti che rimangono a terra… che dolore ho provato. La fondazione che presiedo, Costa Family Foundation, ha raccolto in questi anni oltre 400mila euro per alleviare le sofferenze dei giovani esuli tibetani in India, conosco le storie di quei piccoli profughi strappati alla loro terra ed alle loro famigliee sono, per questo motivo, molto sensibile alla loro tragedia. Era necessario spettacolarizzare anche questo? Ma poi, riflettendo, ho capito che forse l’ unica chance, per tanti giovani come Lobsang è proprio la scelta che ha fatto Repubblica: rappresentare il loro dramma per intero, senza veli e infingimenti. Sperando che, assieme al sottoscritto, abbiano sofferto (ed aprano gli occhi) tutti i lettori di Repubblica che ancora non hanno a cuore la causa del Tibet.
repubblica.it, 21/04/2012