Die Zensur des ladinischen „Vater Unser“, ist ein außerordentlich unerfreulicher Vorfall. Der verstörende Vorfall ereignete sich vor einigen Tagen am Col di Lana, bei der Totenmesse für die Gefallenen des 1.Weltkriegs. Der Bischof der Diözese von Belluno-Feltre Giuseppe Andrich sperrte ich gegen ein ladinisches „Vater Unser“. Nur wenige Kilometer Luftlinie trennen dabei den Col di Lana von der Diözese Brixen zu der auch Fodom-Livinallongo bis 1964 gehörte. Als privater Bürger bedaure ich die geringe Sensibilität, welche der Ladinischen Minderheit, von einer Kirche die sich als universal und apostolisch deklariert, gezeigt wird. Während Bischof Egger einen Ladinisch Kurs besucht hat und diesen auch benützt um mit den Ladinern zu kommunizieren, hat Bischof Giuseppe Andrich dem Ladinischen Vater Unser ein klares „Nein“ zugerufen, ohne auch nur einen Grund hierfür anzugeben. Das Vater Unser wurde vor einigen Jahren vom Ex-Präsidenten der Union Generela Nani Pellegrini ins Ladinische übersetzt und wir Ladiner nutzen die übersetze Version ausgiebig, auch im letzten Jahr zum Anlass der Wallfahrt der Ladiner vom Sellagebiet nach Maria Weißenstein. Der Col di Lana ist ein geschichtsträchtiger Ort, wo vor 90 Jahren die Fodoms für ihre Heimat kämpften. Zur jener Zeit beteten und sangen die Fodoms in Ladinisch, während ihre Häuser bombardiert wurden; die Ladinischen Täler waren Teil Tirols, mit eigener Sprache und Kultur. Der hohe Prälat Bellunos soll und darf nicht die geschichtlichen Ereignisse vergessen; das Ladinische bei so einem wichtigen Anlass zu ignorieren ist nicht nur schlimm, sondern auch inakzeptabel. Andrich hat Vertreter Österreichis und weiterer europäischer Bürger eingeladen. Wir fragen uns nun, welchen Ideen der Bischof folgt, wenn er die Ladiner, das älteste Volk der Dolomiten zum Verstummen bringen will? Als Ladinischer Weltbürger erwarte ich, dass sich der Bischof bei den Ladinern entschuldigt und uns die Gründe für seine Zensur erläutert.

michil costa

 

È di una gravità inaudita la censura del canto “Padre Nostro” nella nostra lingua ladina. Il fattaccio è successo qualche giorno fa al Col di Lana, in occasione della messa per tutti i morti della Grande Guerra. Ad opporsi alla preghiera ladina è stato il vescovo della diocesi di Belluno-Feltre Giuseppe Andrich. Pochi chilometri in linea d’aria separano il Col di Lana dalla sede vescovile di Bressanone, dalla quale dipendeva anche Fodom-Livinallongo fino al 1964. Da privato cittadino mi rammarico della poca sensibilità dimostrata nei confronti della minoranza ladina da quella chiesa che si proclama universale e apostolica. Mentre il vescovo Egger ha frequentato un corso di ladino e anche l’adopera per comunciare con i ladini, il Vescovo ha detto un secco “no” al Padre Nostro ladino, non spiegandone il motivo. Il canto del Padre Nostro ladino era stato tradotto anni fa dall’ex presidente della Union Generela Nani Pellegrini, ed usato molte volte, anche in occasione del pellegrinaggio dei ladini sellani a Pietralba l’anno passato. Il Col di Lana è un luogo storico, dove novant’anni fa i fodomi combattevano per la loro patria. All’epoca, nel regno Austro-Ungarico certamente i fodomi pregavano e cantavano in ladino, mentre le loro case venvivano bombardate; le valli ladine facevano parte del Tirolo, con la loro lingua e loro cultura. L’alto prelato bellunese non deve e non puó dimenticare i fatti storici; censurare il ladino in un occasione così importante non è solo grave, è inaccettabile. Andrich ha chiamato le rappresentanze austriache concittadini europei. Ma, ci chiediamo ora, che concetto ha il vescovo dell’Europa se fa tacere i ladini, il popolo più antico delle Dolomiti? Chiedo, da ladino abitante del mondo, che il vescovo porga immediatamente le scuse ai ladini, e che ci dia una spiegazione sulla censura.

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