Stamane sono salito sul Boé. Il sentierino che parte dal fiume è lontano dalle folle di genti di questi giorni, è riparato dal freddo vento da nord, non si odono schiamazzi e non giungono i rumori assordanti delle motociclette che quest’anno, nemmeno in agosto, ci danno tregua. Quindi, verrebbe a dire, tutto perfetto. Siccome però la perfezione di questo mondo non è, mi sono molto stupito di una cosa: non sentivo gli uccelli cantare.
Ieri sera abbiamo potuto assistere e dovuto udire gli spettacoli pirotecnici organizzati dal consorzio turistico. Illuminavano a giorno il Sassongher, i forti scoppi erano dei veri botti di vita! Si saranno divertiti i caprioli nel bosco. Le volpi si saranno messe vicine vicine alle marmotte ad assistere a tutto quelle disarmoniche innaturali e tecnologiche vibrazioni. Meraviglie dell’uomo padrone del mondo.
Cosa c’entra la passeggiata di oggi con botti e botte –a seconda dell’osservatore- di ieri? Possiamo anche pensare alla natura come una cosa distante da noi, che non ci appartiene; ma se solo abbiamo un briciolo di sensibilità, possiamo immaginare che quel baccano avrà fatto correre all’impazzata i nostri amici dei boschi e delle montagne. Non cantavano gli uccelli oggi, non correvano i camosci. Sono ancora nascosti nelle caverne e nei tronchi degli alberi temendo il peggio; non sanno, loro, che il ferragosto è passato e che noi ci siamo divertiti abbastanza. Solo anime anestetizzate non odono i loro lamenti, i loro pianti sono accompagnati da grida di atroce dolore.
No, non cantavano gli uccelli oggi. Sarà stato un caso. Eppure è un caso che mi mette dentro una grande tristezza: la mancanza di rispetto per loro, abitanti del pianeta non meno di noi, giusto per dieci minuti di ahhh ohhh uhhh. Stupori effimeri. Orgasmi artificiali. Tutto dimenticato. Infatti, i commenti più ascoltati dei clienti stamane erano: “ma che freddo che fa”.
michil costa