Non ci dimenticheremo del calore dell’uomo Durnwalder, dei suoi sorrisi sinceri, del suo saper stare tra la gente. Forse addirittura ci mancherà quel suo pragmatismo e la forza in cui credeva in quello che faceva.
Vorrei dimenticarmi, viceversa, di quando inveì contro il sottoscritto, …… quando organizzammo il “funerale” di Antersasc, nella primavera di qualche anno fa. Si trattava di una dimostrazione assolutamente pacifica, ma lui andò su tutte le furie: “Ma perché t’intrometti – mi disse – quella malga non è mica tua?”. “Nemmeno sua, presidente”, gli risposi semplicemente. Vi risparmio le parole che usò contro di me, fu veramente offensivo, ma non gliene voglio, perché sono certo che lui voleva – e ancora vorrebbe – quella strada solo perché è convinto che tutte le malghe – anche quelle in paradiso – debbano essere raggiungibili in automobile.
In Luis Durnwalder l’uomo è diventato presidente, incarnando l’istituzione. Distribuiva prebende, per le quali attingeva al bilancio provinciale, ma lo faceva con il cuore: sono certo che non ne abbia mai approfittato personalmente. Durni non dimentica, è permaloso, ma nessuno conosce il Südtirol bene come lui. Ha dato contributi e costruito, consapevole dell’importanza della vita delle comunità – anche quelle più piccole – delle associazioni, del volontariato. E ne abbiamo approfittato tutti: ogni paesello ha i vigili del fuoco, le nostre case della cultura potrebbero accogliere migliaia di persone, le nostre strade sono perfettamente asfaltate, abbiamo avuto sovvenzioni per iniziative di ogni genere.
Nell’era Durnwalder al Südtirol sono arrivati ogni anno qualcosa come cinque miliardi di euro. Eppure ci si è dimenticato d’investire in innovazione e ricerca: si sono svegliati solo negli ultimi anni, ma non credo che possano riuscire a colmare il gap che c’è con la vicina Trento, tanto per fare un esempio. Giusta o sbagliata che fosse, il monarca è sempre andato avanti per la sua strada, come un bulldozer.
È stato anche in Africa, dove la Provincia Autonoma di Bolzano ha portato avanti piccoli progetti umanitari, investendovi lo 0,04% del proprio bilancio, meno di due milioni. Un po’ pochino, se pensiamo che i colleghi trentini, che hanno un budget simile al nostro, investono cinque volte più di noi.
Ma, al di là dell’avarizia dimostrata nei confronti di chi più soffre, vorrei soffermarmi sulla sua scarsa sensibilità ambientale. Sulla sua cecità di fronte agli attacchi perpetrati nei confronti del nostro eco-sistema, sul fastidio che lasciava trapelare quando gli si chiedeva di limitare il consumo del suolo, sul suo modo d’intendere le Dolomiti patrimonio mondiale dell’Unesco come una patacca da attaccare sulla giacca, anzi, un ostacolo a nuove colate di cemento e alla libera circolazione dei suoi amici cacciatori. Lo straordinario sviluppo economico vissuto negli ultimi decenni dalla nostra economia ha rischiato di compromettere quei territori così delicati. Se non è successo, lo dobbiamo, forse, anche alla nostra estrazione austroungarica, all’educazione ed al senso civico che ne conseguono, alle tante generose iniziative dal basso, ai comitati civici, alle associazioni ambientaliste, non certo al rispetto per la natura del presidentissimo e dei suoi colleghi di giunta! Durnwalder pensava solo alla sviluppo, perché è l’omo oeconomicus per eccellenza. Quello che ha fatto – lo ha ammesso lui stesso –  non l’ha fatto certo ambendo al premio Nobel per la democrazia…
Ormai pensionato, Luis ha confermato la sua visione sviluppista e la sua insensibilità ambientale anche nei giorni scorsi, quando ha detto di non immaginare assolutamente una coalizione con i Verdi. “Piuttosto con i Freiheitlichen”, ha detto. Eppure è strano: un uomo intelligente come lui dovrebbe capire che  erosione ed impermeabilizzazione del suolo, scomparsa delle biodiversità e inquinamento atmosferico sono i veri problemi del mondo. Tutto è collegato, caro il mio fu presidente Durnwalder, il nostro Südtirol è Provincia Autonoma, ma fa pur sempre parte del pianeta Terra, se lo ricorda?

michil costa

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