La giustizia in Italia ha perso la maiuscola. Oltre tremila morti, che aumenteranno secondo studi e previsioni fino al 2020. Ancora un morto a settimana. Eternit. Amianto. Che rimpianto. L’industriale svizzero che scappa lontano, indossando con una faccia tosta senza pari le vesti di una green economy che solo il termine sarebbe da bandire da ogni vocabolario. Assomiglia tanto a quei gerarchi che giravano impuniti oltre mezzo secolo fa nel cuore dell’Europa. Aveva cercato di patteggiare con qualche milione di euro. La popolazione ha giustamente rifiutato. E ha subito l’onta di una prescrizione che appare tanto come un atto dovuto in difesa dei potenti a discapito dei deboli. Questa è la giustizia in Italia. Che troppo spesso fa rima con furbizia. Mi sposto più in là, verso la val di Susa. Belle montagne, più selvagge delle nostre, più solitarie, vagamente malinconiche. Montagne di transito. Quanti anni abbiamo discusso della TAV? Che ora è ferma non per scelta politica, ma per incomprensibile sforamento di budget. Oppure comprensibile se pensiamo a dove siamo: in Italia. Non c’entrano le manifestazioni, il confronto di opinioni, le ragioni dell’una o dell’altra parte. C’entra solo la solita sfacciata speculazione che ci impedisce di essere un paese che sappia guardare il futuro pensando a quello che oggi si deve fare. Ma non bisogna preoccuparsi. Una soluzione si trova sempre. Nel 2002, con l’avvallo dei soliti politici, si è deciso di aprire un buco accanto al foro della galleria per trasporto su gomma che già esiste, quella del Frejus. Doveva essere un foro di due metri, per garantire sfogo e messa in sicurezza in caso d’incidenti. Nel giro di dodici anni il foro è quadruplicato e pronto a ospitare altre quattro corsie. La gestione del nuovo tratto di strada, che ancora una volta e senza alcuna lungimiranza privilegia il trasporto su gomma, è del vassallo di turno che trarrà enormi profitti da questo ennesimo scempio, fatto di nascosto, mentre pochi metri più in là la ferrovia langue senza futuro. A proposito: riaverlo il trenino della val Gardena, o un treno in val Badia, che sogno. E chissà come finirà con la galleria di base del Brennero.
Sblocco Italia. Ecco il nuovo che si tinge di vecchio, un modo quasi offensivo per dire: forza con il cemento, con le speculazioni, con i disastri annunciati. Sinistra e destra che giocano al gatto e alla volpe. E trovano sempre un modo per rubare, offendere, deturpare. Tanto poi giochiamo al condono, no? Sblocca cantieri andrebbe chiamato, se solo fossimo meno ipocriti. Questo è il nuovo che avanza, tra uno scaricabarile e l’altro dei nostri mirabili politici. Il balletto intrapreso tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Liguria, durante gli ultimi ed ennesimi disastri che hanno colpito quella regione, lascia davvero interdetti. E non può non spaventarci. Come non può non spaventarci un dato semplice quanto terrificante: in mezzo secolo di orgasmo edilizio ci siamo cibati di oltre 5 milioni di ettari di campagna. Un processo inarrestabile che cementifica 8 metri quadrati d’Italia al secondo. Una legge sulla difesa del territorio, prevista anche dalla comunità europea, manca da oltre vent’anni. Mi piacerebbe tornare indietro, ripensare a un Südtirol con meno cemento; già, in fondo all’orizzonte resta sempre il desiderio del ritorno. E’ il ritorno che sembra dare senso all’andare, che reca una definitiva direzione. E allora penso, a volte sconsolato, guardando questi brandelli inverecondi, questo sfacelo, che non ci resti che un’unica direzione. Eppure no, i politici bravi ci sono, le persone che si impegnano per il bene comune esistono, le tante organizzazioni politiche e apartitiche che danno tanto alla collettività son vive e vegete! E io ci credo ai cambiamenti. E il mutamento radicale, culturale, economico, sociale, a partire da ognuno di noi deve avvenire, lasciando perdere ciò che rimane di questa insulsa politica priva di cuore, sentimento, becera e assassina. Il futuro non può essere un crollo definitivo di ciò che abbiamo ereditato senza meritarcelo: il più bel paese del mondo.
Michil Costa, Alto Adige, 26/11/2014