Si pensava, a cavallo del secolo scorso, che tecnologia e scienza potessero risolvere i problemi del mondo, dalle carestie alle malattie. Ma la Belle Epoque, con il suo edonismo e l’eccesso di energia avrebbe invece scatenato la Urkatrastrophe, la catastrofe originaria. Una guerra lunga trent’anni, con in mezzo una tregua delle armi, una malcelata voglia di pace. La meta di quel viaggio, fatto di speranza e tecnologia, portò invece l’umanità in tutt’altra direzione.
Pensiamo al viaggio di William Anderson nella sua Apollo 8. Oltre allo scoprire nuovi orizzonti, milioni di persone presero coscienza del nostro ecosistema. L’unico pianeta blu e bianco, in mezzo a tutta quella meraviglia luccicante, era la nostra MadrepadreTerra. “La visione più bella della mia vita”, la chiamerà il comandante della navicella. Era la vigilia di Natale del 1968. E quella foto, “Earthrise”, il sorgere della Terra, diventerà una delle immagini più evocative di sempre.
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michil costa, dalla prima pagina dell’Alto Adige, 14/12/2014